"Stretta dalle banche, fermiamo i cantieri"

L’allarme delle ditte dopo i rallentamenti del credito: "Avviati lavori senza avere conferme sui soldi, così dobbiamo stopparci"

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Cantieri fermi e imprese che fanno fatica ad accedere al credito delle banche. Altro che bonus, quindi. Quello relativo al ‘110%’, dati alla mano, sta assumendo sempre più i contorni di un flop, almeno per quanto riguarda il Piceno. Le ditte, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno già avviato i lavori, ma da parte degli istituti bancari si assiste a un rallentamento della monetizzazione. Tradotto, vuol dire che molte imprese hanno investito soldi di tasca propria, nella consapevolezza che, come previsto dalla legge, sarebbe arrivato il credito sufficiente da parte delle banche. Peccato, però, che queste ultime abbiano sospeso l’erogazione finanziaria, probabilmente a causa di un ‘braccio di ferro’ instaurato con il Governo per fare in modo che gli stessi istituti abbiano meno vincoli. A rimetterci sono le ditte, molte delle quali rischiano addirittura di fallire, e i committenti, visto che in alcune abitazioni i lavori, ormai, non partiranno più. "Fino a qualche tempo fa c’era la certezza relativa all’acquisizione del credito, ma adesso non è più così – conferma Mario Schiavi della ditta ‘Crivedil’ –. Abbiamo avviato dei lavori senza avere conferme sul fatto che i soldi ci verranno effettivamente concessi. Io, ad esempio, ho diverse somme, per centinaia di migliaia di euro, ancora ferme, nel senso che sono state validate ma non ancora materialmente erogate. La nostra ditta ha nove cantieri aperti per i quali c’era stata già la contrattualizzazione per accedere al credito con la banca. Nella maggior parte dei casi, però, i soldi non li ho ricevuti e ho investito delle risorse personali pur di andare avanti. Ora però ho deciso di fermarmi, in attesa di avere novità. Anzi – conclude Schiavi –, avrei dovuto avviare altri cinque cantieri, ma per il momento non lo faccio. In un cantiere da 800mila euro, giusto per fare un esempio, ho ricevuto solo 100mila euro e mi trovo già alla fase in cui ne ho spesi 600mila. Continuando così, lo Stato ci farà fallire".

"La politica deve intervenire per sbloccare la situazione – prosegue Sandro Alesiani della ‘Krealegno’ –. Abbiamo fatto tanti investimenti, assunto ulteriore personale e acquistato materiale. E ora siamo costretti a fermarci, perché le banche non erogano il credito previsto. Sono senza parole. Io ho tre cantieri aperti: al momento non li ho sospesi del tutto, ma faccio fatica ad andare avanti. Altri cinque cantieri, invece, difficilmente partiranno". A pagare le conseguenze di tale situazione sono anche le ditte che lavorano in subappalto. "Per la riqualificazione energetica, ad esempio, abbiamo già applicato sconti in fattura e, personalmente, ho un credito di 200mila euro che difficilmente verrà sanato – conferma Fabio Giobbi della ‘Centrotermica’ –. Il problema non riguarda solo il ‘110’ ma, in generale, tutti i vari bonus. Eravamo partiti con prospettive rosee, invece adesso rischiamo tutti di chiudere. Il Governo deve intervenire. Al più presto".

Matteo Porfiri