Torre frigorifera, la ditta tira dritto

Integrata la documentazione sull’impianto di stoccaggio in via Pomezia. Marchegiani all’attacco

Torre frigorifera, la ditta tira dritto

Torre frigorifera, la ditta tira dritto

Ennesima svolta nella storia della torre frigorifera di Porto d’Ascoli: la ditta che ha chiesto di realizzarla avrebbe integrato la propria documentazione, chiarendo che, in base al suo piano industriale, l’impianto di stoccaggio alimentare andrebbe realizzato come da progetto presentato. Vale a dire, in variazione all’altezza massima consentita dallo strumento urbanistico vigente: un corpo di 28 metri, in deroga alla soglia di 11 metri. Due giorni fa, peraltro, si sarebbe tenuto un nuovo incontro tecnico, anche se questo era stato programmato per il 6 maggio: le risultanze di questo nuovo confronto, però, non sono ancora state rese note. Se però il comune dovesse decidere di portare avanti l’esame della variante, sarebbe necessario un passaggio in consiglio: a dare l’eventuale approvazione, quindi, sarebbe l’organo di rappresentanza politica del comune. La vicenda trae origine dalla richiesta, inviata dalla ditta il 19 giugno 2023, di realizzare un impianto di stoccaggio per prodotti surgelati in via Pomezia. L’amministrazione quindi ha convocato una prima conferenza dei servizi il 28 febbraio, ma in quella sede l’ente non ha fornito il proprio parere.

Nel frattempo si è scatenata la minoranza, con Annalisa Marchegiani che ha contestato la procedura adottata, affermando che il comune, prima di convocare la conferenza, avrebbe dovuto dotarsi di un regolamento con i criteri utili a valutare varianti di questo tipo. La variante in questione non implica un aumento del carico urbanistico, e quindi per tutta risposta l’amministrazione ha detto che tali criteri erano già presenti nella legge regionale 34/1992. La Marchegiani ha insistito, replicando che l’amministrazione avrebbe comunque dovuto recepire tali indirizzi regionali in uno specifico dispositivo comunale. Oltretutto, ha detto la Marchegiani, il comune avrebbe dovuto valutare la presenza di altre aree per la costruzione dell’impianto. La consigliera quindi ha citato un successivo parere dell’urbanistica, positivo all’iniziativa, purché l’impianto sia realizzato in estensione, e non in deroga all’altezza massima. Con quest’ultima integrazione, però, la porta della variante sarebbe stata riaperta. Cosa deciderà di fare il comune? Porterà avanti la variante anche senza un proprio dispositivo di indirizzo? E se così fosse, sarà necessario chiedere all’Agenzia delle Entrate di quantificare un eventuale contributo straordinario da riconoscere all’ente? La questione, per iniziativa di Pasqualino Piunti, potrebbe essere posta all’attenzione della Prefettura.

Giuseppe Di Marco