Vito Lauri, un targa per ricordare la passione cinematografica

Una targa all’ingresso o appesa ad una parete interna! Con su scritto: A Vito Lauri, un’esistenza a servizio del cinema! È la proposta che Marcello Perugini, contitolare insieme alla sorella Monica dei Multiplex Super 8 (Fermo) e 2000 (Macerata), ha avanzato all’indomani della morte di Lauri. Il capostipite dei Perugini nel mondo cinematografico, il cavalier Walter, padre di Marcello e Monica, ha sempre dialogato e a volte battagliato con Vito. Il primo, imprenditore, attento agli aspetti commerciali, il secondo tutto proteso e racchiuso nella cultura cinematografica. Ma i film erano la passione di entrambi. E dove appenderla, la targa, se non alla Sala degli Artisti di Fermo che li vide protagonisti insieme al sindaco Ettore Fedeli e al sottoscritto? Il mondo andava verso le multisale. Il quartetto pensò di crearne invece una piccola, bella, accogliente, con una proposta alta. Funzionò. Vito Lauri, fermano, è morto la scorsa settimana.

Al funerale di venerdì c’era tanta gente. Mentre partecipavo al rito mi è venuto un pensiero: chissà quale film di Abbas Kiarostami, Vito Lauri starà ora proponendo all’immensa assemblea del cielo? Avrà suggerito Il Sapore delle ciliegie oppure Sotto gli ulivi? Poi, l’illuminazione: sicuramente sta montando le bobine di Dov’è la casa del mio amico? Perché l’amicizia la sentiva forte, anche se a volte Vito sembrava un po’ orso. A lui piaceva fare comunità. Gli piaceva avere, come cantava Giorgio Gaber, gli altri dentro di sé. A fine celebrazione lo ha ricordato Marco della Nave: Vito cercava sempre compagni di strada, e costruiva circoli, e non solo circoli del cinema, ma circoli di persone, le metteva insieme, le persone, dava loro quanto lui possedeva della passione, della sua ampia e mai esibita cultura. Comunicava ininterrottamente. E organizzava dappertutto rassegne di qualità.

È passata un’epoca, certo, quella dei cineforum, dei confronti anche accesi, delle mille iniziative, delle riviste, è passata l’epoca della nostra gioventù, ha fatto capire sua cognata in un intervento "sessantottino", ma le radici e le tracce lasciate da Vito non si perdono, e da qualche parte ancora vivono e vivificano. Perché, se è vero che il mondo è social, la vita è carne, è incontro. Parola amata. Come quella pronunciata da Vittorio, suo figlio: bisogna sempre dire all’altro che gli si vuole bene. Vabbé, caro Vito, ora goditi le inquadrature dal Cielo sopra... di noi. Mandaci qualche recensione e saluta gli amici che hai ritrovato.

Adolfo Leoni