Ascoli calcio, Pulcinelli. "Lo porto in alto e mi piacerebbe aprire un punto Bricofer"

Intervista esclusiva al patron bianconero. Dal campo all’economia, passando per i social e il legame con Marche

Il patron dell’Ascoli, Massimo Pulcinelli

Il patron dell’Ascoli, Massimo Pulcinelli

Ascoli, 6 novembre 2018 – Il 10 luglio 2018 si è chiusa ad Ascoli l’era Bellini. Dopo quattro anni la società è passata nelle mani di Massimo Pulcinelli, numero uno di Bricofer Italia, azienda leader nel settore del ‘fai da te’.

Come è stato il primo impatto nel mondo del calcio da proprietario di un club?

«La trattativa con la vecchia proprietà si è rivelata in assoluto la peggiore della mia vita imprenditoriale. Concetti come serietà, valore della parola data o di una stretta di mano, che di solito tra imprenditori di livello hanno un grosso peso specifico, in questo caso sono stati completamenti disattesi. Mi verrebbe da dire: quando la parola è acqua... Comunque, anche se con venti giorni di ritardo, siamo riusciti a concludere».

Se lo aspettava così?

«Non avevo aspettative particolari. Sapevo che era un mondo molto complesso e, a conti fatti, in effetti lo è. Ma a chi piacciono le cose semplici? Più la sfida è grande, più gli obiettivi sono ambiziosi e più mi appassiono».

L’Ascoli ha appena compiuto 120 anni di storia. Che cosa significa per lei?

«Significa sentire una maggiore responsabilità e anche tanto onore. Poter rappresentare una società di tal calibro...».

Nodo stadio. Non sarebbe stato meglio costruirlo da zero?

«Di solito è molto più conveniente un intervento drastico, ma il Del Duca ha il suo fascino, la sua storia. Comunque è presto per approfondire un tema tanto importante».

Ha ricevuto rassicurazioni per la tribuna Est? Che tempi si aspetta?

«Tutte le componenti del Comune, con le quali stiamo collaborando benissimo, ci hanno assicurato che entro la fine di gennaio i lavori saranno terminati e la tribuna Est ci verrà consegnata».

Alla luce della situazione attuale, figlia delle decisioni precedenti, quali sono i programmi del club per l’impianto?

«Abbiamo provveduto in tempi molto veloci alla copertura della tribuna Ovest. Al momento stiamo analizzando possibili evoluzioni, posso dire che probabilmente realizzeremo ulteriori sky box per gli sponsor. Quanto al resto, ci vorrà ancora qualche mese per prendere delle decisioni. Di sicuro è di massima priorità il rifacimento della curva Sud, ma c’è davvero tanto da fare».

Ultimamente si è lamentato con i tifosi che contestano, soprattutto sui social. C’è una storica frase di Mazzone in cui, dopo la prima promozione in A dell’Ascoli dice: «Ringrazio il 97% dei tifosi». Meglio perdere i tifosi che contestano a prescindere o farli ricredere?

«La peculiarità del calcio è di appassionare tutti, perciò è corretto che ognuno esprima le proprie convinzioni. Credo che l’errore principale alla fine sia il mio: per proteggere tutti i nostri uomini finisco con il farlo sui social. Probabilmente hanno ragione i miei collaboratori quando mi suggeriscono di lasciar correre. Se abbiamo fatto le scelte giuste lo dirà il campo. Però...».

Però?

«Io sono un sanguigno e lasciar correre mi risulta difficile. Ho dentro di me l’ambizione di costruire una mentalità vincente, un modo di pensare improntato alla positività. Voglio trasmettere questa mentalità a tutte le componenti del progetto Ascoli Calcio: società, staff tecnico, squadra ed anche tifosi. Sono certo che ci riuscirò, pur nella consapevolezza che sono sempre i risultati del campo e la classifica a fare la differenza».

Che tipo di investimento è l’Ascoli per la sua famiglia?

«E’ un investimento di cuore. Una passione verso lo sport principe, il calcio, che coinvolge anche tutta la mia famiglia, da mia sorella Roberta ai miei due figli Alexia di 22 anni ed Andrea di 17 anni, che sono molto giovani: capiremo strada facendo il loro potenziale. Per ora sono degli ultrà e non perdono nessuna gara, né in casa né in trasferta. La nostra volontà di fare bene è talmente forte da aver coinvolto anche il top management del Gruppo Bricofer».

Che obiettivi si pone?

«Quest’anno dobbiamo ottenere la salvezza il prima possibile. Poi sarà tempo di programmare la rincorsa ai playoff. A medio-lungo termine ci piacerebbe arrivare nella massima divisione, anche se sappiamo molto bene che non sarà semplice. Ai tifosi mi sento di dire questo: siamo sicuramente umili, ma anche tanto ambiziosi».

Le ultime due vittorie aiutano a sognare...

«L’Ascoli può sognare senza porsi limiti. Il limite spesso sta in ciò che pensiamo. Comunque a parte le mie personali convinzioni e filosofie, lavoriamo sempre per salvarci il prima possibile e poi, a ruota, per raggiungere la più ambiziosa meta dei playoff. L’importante è rimanere con i piedi per terra. Dobbiamo lavorare molto per recuperare i punti lasciati in giro per l’Italia, ma è un fatto che i ragazzi e il mister Vivarini negli ultimi cinque giorni ci abbiano fatto un gran bel regalo per i nostri primi 120 anni».

Perché ha scelto di investire nell’Ascoli?

«Innanzitutto perché siamo stati contattati e coinvolti da amici e professionisti che ci hanno presentato i nostri attuali soci, Tosti e Ciccoianni. Ci sono piaciuti ed è scattata la scintilla. A questo si sono aggiunte le nostre origini marchigiane, infatti mio padre Aldo è nato ad Arcevia in provincia di Ancona. Infine abbiamo diverse attività nelle Marche, regione che amiamo, perciò l’idea di investire in una società con questa storia ci ha stregato».

Quanto è importante avere al suo fianco figure come Tosti e Ciccoianni?

«E’ fondamentale. Loro rappresentano punti imprescindibili per questo progetto. Ci stanno guidando alla perfezione, conoscono tutto di Ascoli e dell’Ascoli Calcio. Grazie a loro stiamo compiendo pochissimi errori».

Nel progetto Bricofer c’è anche l’apertura di un punto vendita nel Piceno?

«Ci piacerebbe molto».

Il suo obiettivo è anche portare lavoro qui?

«Certamente».

Si è già mosso?

«Stiamo monitorando alcune situazioni in zona, ma non c’è ancora nulla di concreto».

La crisi economica ha colpito duramente il Piceno. Da imprenditore, su cosa pensa che possa puntare questo territorio per rinascere economicamente?

«La crisi economica ha colpito questi territori come tutto il Paese ma la si può superare con la determinazione, se si accetta il cambiamento e non ci si adagia limitandosi a pensare ‘abbiamo sempre fatto cosi’. Questo territorio ha due grandi opportunità: il turismo e il manifatturiero che potranno essere decisivi nel processo di rinascita. Per fare la differenza oggi bisogna andare oltre le aspettative del cliente, approcciandosi con ottima competitività e continua innovazione».

E’ molto attivo sui social network, cosa le piace o non le piace in quel mondo?

«I social ti mettono in comunicazione diretta con il mondo, la condivisione di pensieri, motivazione e obiettivi è immediata e coinvolge tutti. E’ fantastico, eppure deve essere preso per quello che è: un fenomeno moderno che non rivela verità assolute. Un luogo dove tutti possono dire la loro nel bene e nel male».

C’è un modello di patron nel calcio a cui si ispira o tra qualche anno sentiremo parlare di modello Pulcinelli?

«Ci sono stati e ci sono grandi patron nel calcio. Io sono un neofita che sta conoscendo questo mondo guidato dalla passione, dal cuore e dalla determinazione. Sicuramente il modello Sassuolo, di cui stimiamo molto non solo il modello societario ma anche le persone che ne fanno parte, così come quello dell’Atalanta e anche dell’Udinese, sono progetti innovativi e da seguire».

E tra gli imprenditori?

«Mi vengono in mente Caprotti di Esselunga, Del Vecchio di Luxottica e Squinzi di Mapei. Parlando di imprenditori marchigiani, penso ai Della Valle».