Barbone bruciato nessuna condanna, messaggio sbagliato

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 7 febbraio 2019 - L’indignazione che ho provato ( non sono il solo) per il verdetto del Tribunale dei minori di Mestre sul il baby killer che ha bruciato il clochard di Verona, mi fa dubitare del rispetto che si deve alla legge. Spero che quel ‘per ora’ riportato dalla stampa voglia dire qualcosa. Il mio appoggio va al nipote della vittima perché ottenga quella giustizia su cui si fondano le basi dell’umana civiltà.  Piero Paci, Bologna ​

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

La sentenza di Verona, pur formalmente corretta, è difficile da accettare. La «messa alla prova» per il ragazzino di 17 anni che insieme a un 13 enne (non imputabile) ha bruciato e ucciso un barbone è un istituto previsto dall’ordinamento che scommette sulla riabilitazione. Comprensibile se si pensa alla giovane età. Ma il messaggio che passa è che per aver ucciso un uomo in modo orrendo non si paga il conto. Possibile che non ci fosse un metodo alternativo per certificare che non si può evitare la punizione per un delitto? Avvvocati ed esperti di diritto hanno arricciato il naso dopo la sentenza di Verona. Almeno speriamo che quel gesto pesi sulla coscienza del giovane assassino come una montagna. Che sconti la pena in questo modo e guardi al futuro con una nuova vita. Ma col peso del rimorso. 

beppe.boni@ilcarlino.net

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