Coma_Cose live: “Portiamo Bologna nel cuore”

Il duo stasera torna all’Estragon "Sanremo, bella esperienza. Ma il nostro modo di fare musica. non è mai cambiato".

Coma_Cose, incontriamoci live  "Portiamo Bologna nel cuore"

Coma_Cose, incontriamoci live "Portiamo Bologna nel cuore"

Bologna, 14 marzo 2023 – Coma_Cose, ‘Un meraviglioso modo di incontrarsi’, come recita il tour, o di ‘salvarsi’, come dice il disco?

Fausto: "Questo tour è un ibrido. Perché sì, portiamo in giro l’ultimo album, ma tra Covid e altro sono quattro anni che non suoniamo nei club. Così abbiamo deciso di cambiarlo in ‘incontrarsi’ perché, dopo un po’ di tempo, la nostra fan base si è allargata, ma persiste quello zoccolo duro della prima ora". Il grande pubblico ha imparato ad amarli a Sanremo, come nell’ultima edizione, quando con L’Addio hanno mostrato a tutti la forza spontanea dell’amore combinato alla musica. I fan di una volta, invece, sono rimasti. Lo assicurano loro: Fausto Lama (pseudonimo di Fausto Zanardelli) e California, al secolo Francesca Mesiano. I Coma_Cose, dopo la serata da tutto esaurito di ieri, tornano anche stasera all’Estragon (alle 21) per un altro show già sold out.

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Il pubblico si è ampliato, ma il vostro approccio alla musica? Francesca: "Sanremo è una grande cassa di risonanza con cui farsi conoscere anche a un pubblico che prima, magari, non ci apparteneva. Penso però che il nostro modo di fare musica non sia cambiato: lo spirito è rimasto lo stesso. Poi sì, si va avanti, ci si evolve".

L’ultimo disco cosa racconta? Fausto: "È un viaggio sonoro che affronta la tematica dell’alienazione. Al centro c’è l’essere umano, circondato da tutti quelli che sono i pro e i contro dei social. Un esubero d’informazione che fa molto rumore, e va filtrato. Spesso non si sa più a quale voce dare ascolto. Questa idea la interpretiamo a modo nostro: restiamo una band, ma dietro c’è una coppia con una quotidianità fatta di tante piccole cose".

Essere una coppia è un valore aggiunto per la musica?

Francesca: "Sì, è un punto di forza. Tutto è diviso a metà: le cose belle, le cose brutte, le tensioni, l’ansia, le responsabilità. È un bel modo di condividere un progetto, è sempre bello costruire qualcosa con una persona cara. Poi continuano la ricerca individuale e la crescita personale, vanno di pari passo: ci sentiamo anche singoli e cerchiamo di proteggere la nostra individualità, magari a volte risulta più difficile perché, condividendo tutto, ti amalgami e ti assomigli".

Sanremo che esperienza è stata?

Fausto: "Molto bella, l’abbiamo vissuta la prima volta in un’edizione un po’ sfortunata per la pandemia, e quest’anno è stato intenso. Abbiamo portato un brano nostro, non scritto appositamente per il Festival, e questo permette di non snaturarsi. La partecipazione è arrivata in modo fortuito e quando l’abbiamo scoperto, davanti alla tivù, siamo sobbalzati sul divano".

Bologna, invece, che effetto vi fa?

Francesca: "La portiamo nel cuore. Ci venivamo da ragazzini: Fausto per le convention hip hop, io per le serate tecno. Veniamo sempre con un po’ di nostalgia, ma è una città unica, una roccaforte della musica e quello che si respira qua non si respira da nessun’altra parte".

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