Affitti brevi, il grande rebus della città

Il tema galleggia in attesa di una soluzione strutturale da mesi. L’università ha appena varato 600 nuovi posti letto per studenti. Non sarà la soluzione definitiva ma è già qualcosa. Uno dei nodi del dibattito è limitare l’attività degli AirBnB, che per il privato sono meno impegnativi e più remunerativi, ma con i divieti non si ottiene mai un risultato pieno. Servirebbe un tavolo di lavoro condiviso fra privati, associazioni della proprietà edilizia e pubblica amministrazione per trovare una via d’uscita indirizzata più verso gli incentivi. Sulle aree dismesse e demaniali ci sono progetti, ma la burocrazia che intreccia competenze statali e locali è un groviglio che allunga i tempi e complica il raggiungimento dei risultati. Gli affitti brevi hanno una compartecipazione a un risultato: hanno contribuito all’aumento del numero di turisti a Bologna, tornato ai livelli pre-Covid con una forte rappresentanza di stranieri. Il sindaco, però, arriccia il naso e dice che "bisogna fare uno sforzo per riequilibrare il turismo low cost e quello di qualità". Gli affitti brevi hanno una loro validità perché anche negli hotel spesso i turisti si fermano per il tempo necessario di una visita in centro e ripartono. Il tema vero è invogliare i proprietari di case e alloggi a scegliere anche altri percorsi che devono garantire un reddito accettabile. In alcune circostanze possedere un’abitazione da affittare, fra tasse e vincoli, è squalificante.

mail: beppe.boni@ilcarlino.net

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