Band P38, è istigazione a delinquere Sequestrate le bandiere delle Br

Perquisite da Digos e Ros le case dei membri dell’ex gruppo che inneggiava alla lotta armata. In zona Cirenaica, nell’abitazione di uno dei trapper, si trovava anche un secondo componente

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di Nicoletta Tempera

Yung Stalin e compagni, a giugno scorso, avevano annunciato di essere ‘usciti dal gruppo’ perché le loro vite erano state "sconvolte dalla Digos". Eppure, nell’abitazione che il ventinovenne palermitano, ex membro della fu P38 - La Gang, condivide in Cirenaica con altri ragazzi, ieri mattina la Digos e il Ros dei carabinieri hanno sequestrato una bandiera con la stella a cinque punte. Forse retaggio dei cinque minuti di ‘gloria’ nazionale che furono. Nell’abitazione si trovava anche un altro componente della band, alias Jimmy Penthotal, 23 anni, di Milano. Due piccioni con una fava.

Il ventinovenne, che a differenza dell’amico non risulta legato ad ambienti antagonisti, assieme agli altri tre componenti della band trap che nei suoi pezzi inneggiava alle Br e al terrorismo rosso, è ora indagato dalla Procura di Torino per istigazione a delinquere. Un’indagine partita a seguito di denunce ed esposti presentati, tra gli altri, anche da Maria Fida Moro, figlia del presidente della Democrazia Cristiana Aldo ucciso nel ’78, e da Bruno D’Alfonso, figlio del carabiniere Giovanni, che morì nel ’75 nel conflitto a fuoco in cui perse la vita anche la brigatista Mara Cagol, compagna di Renato Curcio.

La band P38 era diventata famosa fuori da determinati ambienti a maggio scorso, quando era stata invitata a esibirsi, la sera del primo maggio, al club Arci Tunnel di Reggio Emilia. Quella non era stata la prima serata del gruppo in regione, visto che il 22 aprile Yung Stalin, Astore, Papà Dimitri e Jimmy Penthotal erano stati protagonisti della Trap night alla ex Centrale del Latte di via Corticella, uno spazio concesso dal Comune al Laboratorio Crash.

Ma era stato il concerto di Reggio Emilia l’attimo deflagrande. Quello in cui, dalla ‘confort-zone’ degli ambienti di area, le parole della band erano risuonate oltre i soliti confini. E così la violenza di testi come ‘Nuove Br’ e ‘Renault’ (il riferimento è all’auto su cui, il 9 maggio del 1978, venne fatto ritrovare in via Caetani il corpo di Aldo Moro) era emersa, in tutta la sua brutalità, accompagnata dallo ‘stile’ tenuto dai trapper sul palco: passamontagna calzati a coprire il volto e bandiere delle Br sullo sfondo. Una bufera di critiche, sui cantanti - che avevano anche prodotto un comunicato a difesa della loro ‘arte’, alla maniera del ciclostile - e su chi li aveva voluti ospitare. E pure un’indagine della Digos. I cui esiti sono confluiti nell’inchiesta della Procura di Torino, che ha disposto le perquisizioni eseguite ieri da polizia e carabinieri non solo a Bologna, ma anche a Nuoro, Bergamo, dove vivono gli altri componenti della band. Digos e Ros hanno sequestrato computer, telefoni, bandiere, volantini e anche cd e demo.

I quattro trapper frequentavano spesso Bologna, che era stata scelta anche per girare uno dei loro video, ‘Ghiaccio Siberia’, su YouTube da ottobre 2021. Piazza Imbeni, tra i palazzi della Regione; l’ex Xm 24 (già sgomberato); e il cimitero della Certosa avevano fatto da sfondo al pezzo, con i membri della band in scena con il passamontagna d’ordinanza calzato. In un passaggio del video, si vede anche la casa perquisita ieri, con in bella vista il poster ‘Balotta’, una bandiera della Coop e pure una della Corea del Nord.

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