Bologna, Beppe Maniglia: "Vorrei tornare a suonare"

Il rocker manca da piazza Maggiore da sei anni: "Ci ho passato quattro decenni e poi mi hanno cacciato. Volevo andare dal sindaco per dirgli che mi piacerebbe ricominciare, ma finora non mi ha ricevuto"

Beppe Maniglia davanti alla Salaborsa

Beppe Maniglia davanti alla Salaborsa

Bologna, 28 novembre 2022 - "Piazza Maggiore era tutto per me, purtroppo sono 6 anni che non suono più una nota e mi dispiace molto, ci ho passato 40 anni. Io ho fatto di tutto, mi sono esibito per la gente e non ho badato a spese. Loro invece hanno pensato che dessi fastidio, e mi hanno cacciato. Grazie Comune di Bologna". Che fine ha fatto Beppe Maniglia?

Se lo sono chiesto in tanti negli ultimi anni, anche perché dalla primavera del 2016 quell’angoletto davanti alla Salaborsa che occupava lo storico artista di strada bolognese non esiste più. Cronaca dell’epoca, tra decibel stracciati (secondo il Comune) e multe a raffica per violazioni della zona a traffico limitato con la sua Harley Davidson, Maniglia fu costretto a interrompere le sue esibizioni con la chitarra elettrica, l’immagine della moto caricata sul carroattrezzi fece il giro del web. Un posto del cuore, per tanti, considerando il fatto che Maniglia si esibiva ininterrottamente da una quarantina d’anni, tra piazza del Nettuno e la Romagna. Oggi il rocker, quasi 80enne, è più in forma che mai. E spera di tornare a suonare, come racconta nel nostro podcast ‘Il Resto di Bologna’ (la puntata è ascoltabile da oggi).

"Volevo andare anche su dal sindaco Lepore, per dirgli che mi piacerebbe tornare a suonare – racconta Maniglia, all’anagrafe Giuseppe Fuggi –. Ma niente, finora non mi ha ricevuto. Conduco una vita dignitosa, vivo sempre in roulotte in un camping vicino alla Fiera e non mi manca niente. Tranne una cosa: lavorare, tornare a suonare". Maniglia racconta gli inizi. "Presi la borsa dell’acqua calda che avevo in casa, era marcia aveva quasi 20 anni. Era facile farla scoppiare, poi mi accorsi che farne scoppiare una nuova era ben più difficile – ricorda divertito –. Ma ci riuscivo e quell’esibizione diventò un successo". Negli anni ’80 i primi attriti con i vigili urbani e un rapporto mai decollato con Palazzo d’Accursio. "Ci fu una colluttazione, finii a San Giovanni in Monte due giorni, poi il comandante mi diede l’ok. La gente mi amava, perché nessuno suonava come me. Addirittura Bruce Springsteen venne giù dal Baglioni per comprare un mio disco, io nemmeno sapevo chi fosse. E penso che quel disco l’abbia ascoltato migliaia di volte". Da Canale 5 ai concerti all’estero, dalle ‘follie’ imprenditoriali ai progetti quasi politici mai partiti, la vita di Beppe è una scala virtuosa come il suo pezzo simbolo, ‘Apache’.

Il futuro è fatto di speranza. "Vivo con una pensione da 600 euro al mese, ma ho una donna meravigliosa e sono stato fortunato, perché ho condotto una vita in mezzo all’amore delle persone – aggiunge –. Mi piacerebbe portare in teatro un paio di opere liriche che ho scritto tempo fa e che vorrei mettere in pratica con l’orchestra del Comunale e con il coro del maestro Abbado. Spero di riuscirci, mia madre era una pianista d’opera e ho sempre voluto andare oltre le ‘canzonette’. Venite ad ascoltare la mia musica, mi troverete sopra ai cartelloni pubblicitari, non ve ne pentirete".

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