"Bologna Estate: ora punto e a capo"

L’assessore Matteo Lepore: "Dimenticate tutto ciò che è stato fatto fino al 2019: questo non è l’anno delle piazze e dei grandi eventi"

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di Benedetta Cucci

Assessore Matteo Lepore, ieri, intervenendo a un’udienza conoscitiva sulla crisi del settore culturalei ha affermato che "anche se dovesse durare solo un giorno, la dobbiamo fare Bologna Estate". Dunque, l’estate bolognese, come l’abbiamo vissuta fino al 2019, non ci sarà.

"Tutti noi abbiamo una grande voglia di riabbracciarci, uscire di casa in sicurezza. Ho parlato di Bologna Estate, e del fatto che duri cinque mesi o una settimana o anche un giorno, per dire che, quando questo giorno dell’abbraccio ci sarà, la città dovrà viverlo in maniera piena e che il mondo della cultura dovrà mettersi a disposizione. È un messaggio che ho dato, in una commissione in cui si parlava della crisi che il settore cultura sta subendo, perché perdiamo 8 milioni di euro del bilancio della cultura, ovvero 23 di quello che è".

Bologna Estate è una delle manifestazioni bolognesi più partecipate e quindi più a rischio di assembramento. ’Sotto le stelle del cinema’ in piazza Maggiore o un nuovo festival come il Sequoie Music Park alle Caserme Rosse, non potranno più esserci...

"Nel 2020 non sarà questa la dimensione della cultura di Bologna Estate. Il mio è anche un un appello al mondo culturale che in questo momento sto difendendo, firmando un appello nazionale per la salvaguardia del settore. Quindi, se da una parte mi impegno a sua difesa, dall’altra chiedo alla cultura bolognese di essere coraggiosa, resistendo e lavorando perché nessuno rimanga indietro. Ma è anche arrivato il momento di riorganizzare questo mondo come un’unica squadra e comunità a disposizione della città. Non è solo il momento di chiedere".

Cambio di marcia: non più solo manifestazioni singole, ma momento collettivo.

"Non sarà l’estate come l’abbiamo sempre conosciuta e la cultura dovrà essere in grado di interpretare questo".

Il bando è sospeso?

"Sospeso per legge fino al 15 aprile poi, prima di qualsiasi decisione, dobbiamo affrontare una discussione con la giunta e il consiglio e anche col mondo della cultura, come ho sottolineato ieri, perché se dobbiamo fare una manovra di bilancio, che ha come priorità quella di pagare gli stipendi del personale, tenere aperti i servizi, avendo di fatto già una perdita della tassa di soggiorno netta di 8 milioni di euro, significa che sul 2020 le cose non potranno essere impostate come tre settimane fa. Dobbiamo uscirne come sistema culturale".

Sarà possibile ripensare la piazza in maniera diversa senza i grandi numeri?

"Oggi non è assolutamente immaginabile poterlo ipotizzare: abbiamo chiesto un tavolo al ministro Franceschini proprio per essere coinvolti come città e definire già da adesso un gruppo di lavoro che costruisca la ripartenza anche dal punto di vista organizzativo, per definire le regole. Non un approccio burocratico ma consapevole, di chi fa le cose sul territorio. Bologna è abituata ad andare in piazza quando ci sono le cose importanti, in questo 2020 per le cose importanti dobbiamo stare a casa e inventarci un nuovo modo di fare cultura e stare insieme".

Ha chiesto agli sponsor di esserci anche senza grandi eventi?

"Chiedo alle grandi imprese che possono farlo e che hanno programmato sponsorizzazioni al mondo della cultura, che non le tolgano, perché già non ci sono fondi pubblici e biglietti. Con regione e governo, stiamo dialogando su ciò che era previsto nelle convenzioni e bandi fatti dal Fus alle leggi regionali, perché quest’anno, se alcuni festival non dovessero svolgersi, non lo considereremo come un problema. Altrimenti ci troveremmo ad avere un ingorgo di festival il prossimo inverno, una cosa senza senso".

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