Canfora: "Catilina, rivoluzione impossibile"

Il filologo e storico domani all’Archiginnasio con l’ultimo volume. "Spionaggio e strategia della tensione, nell’antica Roma come oggi"

Canfora: "Catilina, rivoluzione impossibile"

Canfora: "Catilina, rivoluzione impossibile"

di Pierfrancesco Pacoda

Sono gli anni complessi della decadenza della Repubblica romana, attraversati da sanguinose lotte per il potere in uno scenario che varia in continuazione, ricco di personalità affascinanti, le cui storie così piene di colpi di scena continuano a sedurre studiosi e lettori. Come la vicenda di Catilina, protagonista di una delle congiure più famose della Roma antica, ricostruita, con rigore filologico e passione narrativa, da Luciano Canfora nel suo libro Catilina. Una rivoluzione mancata (Laterza). L’autore presenta assieme a Luciano Bossina il volume domani nella Sala Stabat Mater dell’Archiginnasio (ore 18).

Canfora, la sua lettura della battaglia perduta da Catilina contro l’oligarchia della Roma repubblicana si presta a interpretazione che ricordano la nostra storia recente.

"L’avventura drammatica di Catilina, che termina definitivamente con la battaglia del 62 a.C. è la perfetta rappresentazione di come, allora come adesso, si facesse ricorso a tecniche di successo per il mantenimento del potere. Penso alla gestione dei pentiti, utilizzata per combattere la criminalità organizzata, con promesse in cambio di sconti di pene, e allora messa in atto con perfezione chirurgica dal grande nemico di Catilina, il console Marco Tullio Cicerone, che usa con disinvoltura infiltrati e servizi di spionaggio. C’è poi il tema di quella che oggi viene definita strategia della tensione, approfittare di un pericolo, amplificarlo per giustificare leggi speciali. Come, allora, la promulgazione dello stato d’assedio in vista delle elezioni, dalle quali Catilina uscì sconfitto".

Era davvero, come recita il sottotitolo del suo libro, una ‘rivoluzione mancata’, la sua?

"Forse fu una ‘rivoluzione impossibile’. Cicerone era saldamente al potere. Era uomo dell’oligarchia, rappresentava il potere di una società che si avviava alla fine dell’esperienza democratica ma era in grado di usare perfettamente tutti gli strumenti per espellere un pericolo come quello di Catilina, senza alcuno scrupolo, anche con pratiche illegali. Illudendosi, forse, che tutto questo sarebbe servito per mantenere la sua posizione di dominio. Ma se è vero che Catilina viene sconfitto, anche lui è il riflesso di in mondo che moriva".

Quali sono le fonti storiche più importanti per la conoscenza delle gesta di Catilina?

"La celebre Invettiva contro Cicerone, attribuita allo storico Gallio Sallustio Crispo, ma sulla cui paternità ci sono dubbi, dove l’autore si scaglia contro Cicerone, sia per la sua condanna ai Catilinari, sia per sua vanità. L’opera è sicuramente di epoca successiva, ma rimane un testo capace di farci immergere nel clima torbido di quelli anni".

Quale fu, a suo avviso, la battaglia che permise a Catilina di avere un così largo consenso?

"Le sue prese di posizione, spesso populiste, ma di grande efficacia. Come la promessa di cancellare, una volta al potere, tutti i debiti contratti".

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