Cantieri a Bologna, ecco quelli più lenti in città: la mappa

Burocrazia e lungaggini fermano la rigenerazione urbana. E intanto i prezzi di immobili e affitti sono esplosi

Bologna, 13 marzo 2023 – La rigenerazione urbana va a braccetto con l’emergenza casa. Riuscire a sbloccare alcuni progetti della città significherà anche aumentare l’offerta abitativa soprattutto accessibile. Se, infatti, a Bologna il prezzo medio di vendita è schizzato in su del 21% rispetto al 2015, va ancora peggio per gli affitti al +66% rispetto a sette anni fa. Morale: si deve correre ai ripari. Lo studio di Nomisma e Fondazione Yunus per Confcooperative va in questa direzione: analizzare lo stato della rigenerazione urbana in città, così da rispondere al nodo che affligge chi a Bologna ci vive o ci vorrebbe vivere: la casa.

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Dalla ricerca – secondo capitolo del percorso ‘Bologna a tre zeri’, zero diseguaglianze, zero consumo di suolo e zero inquinamento – emerge che i grandi progetti per rendere "Grande Bologna" (e garantire nuovi alloggi), come nei desiderata dell’amministrazione, sono fermi. Bloccati da lungaggini burocratiche e intoppi con i principali attori di livello nazionale (come Invimit, Demanio e Cassa depositi e prestiti). Su ventuno grandi progetti immobiliari, infatti, ben undici sono inattuati e incompleti e, di questi, almeno nove hanno come destinazione d’uso quella residenziale.

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La mappa dei cantieri-lumaca

Tra gli investimenti urbani elencati, l’unico terminato è il Tecnopolo. Non ancora iniziati o inattuati, il Polo Caab, le Aree annesse sud, le ex caserme Masini e Sani, la ex Gironi, la ex Sintexcal, via del Triumvirato e via del Pontelungo. Alcuni di questi, tra i quali la ex caserma Sani, sono stati avviati nel 2007, altri, più recenti, hanno comunque sulle spalle un iter iniziato – quando va bene – sette anni fa, nel 2016. Per gli altri progetti, molti hanno il ’cartello’ lavori in corso (Scandellara, Bertalia, ex Sabiem, ex mercato ortofrutticolo del Navile, ex Fervet, ex Sasib e l’ospedale nel parco del Sant’Orsola), un paio sono a concorso (ex Staveco e Prati di Caprara, Ravone), mentre sono da terminare i cantieri dell’ex caserma Mazzoni, la Nuova stazione ferroviaria centrale e le ex officine Casaralta. Un bilancio, insomma, non proprio soddisfacente. Basti pensare all’Ex Staveco, inattiva da ben 25 anni, e che vedrà partire i lavori nel 2025 per poi terminare nel 2028. Un progetto enorme quello della cittadella della giustizia, che vale 277 milioni di euro, ma con un iter complicato e continui stop and go.

Marco Marcatili, responsabile Sviluppo di Nomisma (e numero uno del Caab), analizza criticità e problemi, ma preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno: "È vero, tanti grandi investimenti sono rimasti bloccati, ma dobbiamo sottolineare alcune novità inedite. Da un lato, mai così tanto fermento di operatori, anche internazionali, su aree e asset della via della conoscenza che il sistema città sta promuovendo (pensiamo alle aree del Ravone, al Palazzo dell’Aiuto Materno, al polo Fiera e aree Caab). Dall’altro lato, si sono realizzati tanti piccoli interventi di rigenerazione urbana diffusa che hanno migliorato la qualità degli spazi pubblici". Una rigenerazione, insomma, di quartiere, che riguarda una strada, una via, una piccola zona. "Si pensi alla Tettoia Nervi, alla zona universitaria, all’intorno del mercato delle Erbe e di Santa Viola... Sono interventi importanti per la città", insiste Marcatili.

Sottotesto: "Bologna è tornata nei radar. Cresce l’interesse verso la nostra città", rileva il responsabile Sviluppo di Nomisma. La sfida è procedere con la rigenerazione ’grande’, ’media’ e ’diffusa’ in sinergia con amministrazione, grandi attori nazionali, cooperative e soggetti privati. Il patrimonio su cui agire è immenso. Sono 376 i fabbricati in città da riconvertire. Se 148 fanno parte del demanio artistico e storico e sono più lenti da ’sbloccare’ (tra questi , 41 edifici e uffici di caserme ed ex caserme più i 40 edifici di Staveco), il Comune può agire su altri 206. La sfida va vinta. Se alcuni di questi edifici dismessi (pubblici e privati) avranno nuova vita si potrà raggiungere un doppio obiettivo: la realizzazione di nuovi alloggi, ma anche una maggiore spinta alla transizione ecologica.

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