Addio a Cedro Hordges, è morto l’ex giocatore Fortitudo: giocò a Bologna nella stagione ‘90-91

È scomparso il 22 febbraio scorso. Prima di venire in Italia era stato nella Nba, con la maglia dei Denver Nuggets. Conosceva bene l’Italia e gli italiani

Cedro Hordges, classe 1957. Una sola stagione in Fortitudo, ma la salvezza di Cremona gli aveva consentito di entrare comunque nell’immaginario collettivo dei tifosi dell’Aquila (Foto Schicchi)

Cedro Hordges, classe 1957. Una sola stagione in Fortitudo, ma la salvezza di Cremona gli aveva consentito di entrare comunque nell’immaginario collettivo dei tifosi dell’Aquila (Foto Schicchi)

Bologna, 14 aprile 2024 - Addio a Cedro Hordges, ex giocatore Fortitudo, classe 1957, che giocò a Bologna nella stagione 1990/1991, quando il club, in A2, rischiò seriamente la retrocessione nel campionato cadetto.

Cedro, che era tornato negli Stati Uniti - non se la passava troppo bene e la Fossa dei Leoni, nel 2016, aveva dato vita a una raccolta per aiutarlo -, è scomparso il 22 febbraio scorso. Ma la notizia è arrivata in città solo in queste ore.

Cedro di nome e centro di fatto: Hordges, nella stagione chiusa con la salvezza conquistata a Cremona - esodo di oltre duemila tifosi in Lombardia - era con Daniele Albertazzi la chioccia di un gruppo giovane.

Dopo la retrocessione, la Fortitudo, prima ancora che entrasse Giorgio Seràgnoli, aveva le casse pressoché vuote. Si decise così di puntare sul gruppo dei giovani (Dallamora era il gioiello) che aveva appena vinto il titolo juniores, mettendo in panchina un giovane Stefano Pillastrini.

Hordges, Tazzi e Chomicius i tre vecchietti. Poi Valdemaras venne avvicendato da Myers (Pete).

Cedro, che conosceva bene la realtà italiana avendo già giocato a Varese, Livorno, Pavia e Gorizia. Prima di venire in Italia era stato nella Nba, con la maglia dei Denver Nuggets. Cedro conosceva bene l’Italia, conosceva gli italiani. E, insieme con la Fortitudo, sempre a Bologna, l’esperienza al Playground dei Giardini Margherita, per dimostrare di essere integrato, una volta di più, nel tessuto cittadino delle Due Torri.

Fondamentale per Pilla: conquistava rimbalzi, segnava punti. E sapeva fare la faccia dura per dare coraggio ai compagni. Tecnica strana ai tiri liberi, ma un grande cuore. Una sola stagione in Fortitudo, ma la salvezza di Cremona gli aveva consentito di entrare comunque nell’immaginario collettivo dei tifosi dell’Aquila.

Se n’è andato in punta di piedi, ma chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare non lo dimenticherà mai. Addio Cedro.

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