Cose dell’altro mondo con Ulisse Aldrovandi

Inaugura oggi la mostra ’L’altro Rinascimento’ a Palazzo Poggi: fra rarità e curiosità si svela il risveglio delle Scienze Naturali

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Che si padroneggino o meno le Scienze Naturali, è difficile resistere a un personaggio come Ulisse Aldrovandi e alle sue collezioni custodite a Palazzo Poggi in via Zamboni. E se già tanti sono i visitatori (circa 50mila i dati del 2019) che ogni anno varcano la soglia del civico 33 per inoltrarsi nel fantastico mondo ’aldrovandiano, da oggi c’è un motivo in più e assai succulento per ritornare, perché si inaugura la mostra L’altro Rinascimento. Ulisse Aldrovandi e le meraviglie del mondo, che fino al 10 aprile proporrà un percorso espositivo costruito su tanto materiale mai visto del naturalista, botanico e entomologo bolognese, di cui ricorrono i 500 anni dalla nascita. Una mostra che svela una faccia meno nota del Rinascimento, quella del risveglio delle Scienze Naturali, che riconduce l’Università anche a un progetto spesso ricorrente, di un festival della Scienza da organizzare a Bologna.

Un’esposizione che oggi è possibile perché prima della sua morte, Aldrovandi ebbe l’illuminazione di lasciare le sue immense collezioni alla città. Non avendo eredi, le sue volontà furono quelle di lasciare il suo intero patrimonio scientifico – esemplari botanici e zoologici, manoscritti, disegni e xilografie – al Senato di Bologna. Ecco perché, come racconta il curatore Giovanni Carrada (la consulenza scientifica è di Giuseppe Olmi e Davide Domenici), di Aldrovandi e di tante esperienze siamo venuti a conoscenza, ma non dei colleghi naturalisti, medici e farmacisti con cui aveva creato un gruppo di persone trasformatisi da umanisti in scienziati, sulle orme di Aristotele e Plinio. La nostra Università ha conservato questo patrimonio e Carrada ha avuto il privilegio di mettere letteralmente le mani dentro scatoloni, archivi e luoghi da cui sono saltati fuori quei tesori – in alcuni casi sensazionali, quali ad esempio l’intestino gigante di un elefante africano e il braccio amputato del primo direttore del Museo di Anatomia Comparata, Antonio Alessandrini, visibili nell’ultima sala, la Wunderkammer. Il percorso delle meraviglie parte dallo "shock culturale" seguito alla scoperta del Nuovo Mondo e racconta il passaggio dallo studio dei libri degli antichi a quello empirico della natura ("non iscrivendo cosa alcuna – dice lo studioso – che co’ propri occhi io non habbi veduto, et con le mani mie toccato") che porterà alla prima stagione dell’illustrazione naturalistica, ma anche il permanere della fascinazione medievale e rinascimentale, per il mostruoso e l’esotico.

Tra i reperti mai visti prima ci sono il Codice Cospi, uno dei soli tredici codici precolombiani al mondo, due delle più antiche mappe del mondo conosciuto, una del Mediterraneo e una del Nuovo Mondo, diverse tavole acquerellate, una preziosa maschera azteca di Yacatecuhtli, dio protettore dei mercanti proveniente dal Museo della Civiltà di Roma e due manici di coltello con cui i domenicani convinsero papa Clemente VII dell’umanità della popolazione americana. A completamento di questo viaggio, un video sul soffitto del museo di Aldrovandi, ricostruisce l’immaginazione del collezionista che, non potendo viaggiare, si faceva mandare opere, manufatti e oggetti da ogni dove a casa sua in via Pepoli 1 (ne accumulò 18mila) e, alzando gli occhi al cielo, immaginava il Mondo Nuovo di cui leggeva.

Benedetta Cucci

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