
Dall’Ausl all’ultramaratona: "La passione batte la fatica"
Ha corso per 29 ore senza mai fermarsi percorrendo duecento chilometri in quella che viene definita una delle tre ultramaratone più dure al mondo, la Nove Colli Running. Sono partiti in cento, sono arrivati in trenta e Giovanni Ferro, 49 anni, veneto di origine ma residente a Bologna, è stato fra quei trenta. E non è uno sportivo di professione.
Giovanni, che lavoro fa?
"Sono il direttore amministrativo dell’Ausl di Bologna".
Niente a che vedere con lo sport professionale, quindi.
"No, ma ho sempre corso, è una grande passione. Prima ero iscritto all’Assindustria Sport di Padova e quando mi sono trasferito qui mi sono iscritto alla podistica Pontelungo Bologna, una associazione storica della città il cui presidente, Giuliano Nervo, ci aiuta e ci stimola molto".
La Nove Colli è considerata una delle ultramaratone più dure al mondo.
"Sì, è vero. Le altre due maratone sono una in Grecia, la Spartathlon di 246 chilometri, e l’altra, più difficile ancora, è la Badwater, che si svolge nella Valle della Morte in California di 217 chilometri. Queste tre corse sono considerate le più difficili al mondo. Nella nostra Nove Colli ci sono 3.220 metri di dislivello, caratterizzato da nove montagne da scalare che partono dal Forlivese per arrivare al Montefeltro, per poi fare ritorno a Cesenatico che è anche il luogo di partenza".
Come si svolge la corsa?
"Ci sono trenta ore al massimo per portarla a termine e otto cancelli orari molto stringenti sul percorso".
Quindi non ha mai dormito, nemmeno dieci minuti?
"No, perché i cancelli orari che caratterizzano la difficoltà di questo percorso sono molto rigorosi, se non arrivi dentro quel determinato orario sei squalificato".
Come si fa a correre per 29 ore senza mai fermarsi o mangiare?
"Si mette alla prova il proprio fisico dal punto di vista dell’allenamento, ma anche di quello mentale. Per il cibo bisogna fare molta attenzione perché può pregiudicare l’intera corsa. Noi abbiamo uno zainetto con alcune riserve e alcuni strumenti di sicurezza, come la termocoperta, il telefonino, le bevande e qualcosa da mangiare. Poi ci sono dei ristori. Ma bisogna, ripeto, fare molta attenzione".
Quanto ci si deve allenare per affrontare questo tipo di corsa?
"Cerco di correre tutti i giorni, anche se non è molto compatibile con i nostri impegni di lavoro, ma cerco di farlo al mattino presto, sacrificando un po’ il riposo e in prossimità di queste gare non si può scendere sotto ai cento chilometri a settimana, l’ideale sarebbero 150. Dopo la Nove Colli ho completato la Cento chilometri del Passatore".
La prossima gara?
"La Pistoia-Abetone che è l’ultramaratona in salita più dura d’Europa. Poi la cento chilometri di Asolo. Dopo ci fermiamo perché arriva la stagione calda".
Monica Raschi