ROSALBA
Cronaca

Data che conta E pretendo fiori e auguri

Rosalba

Carbutti

Lo so, l’8 marzo rischia di essere la solita festa ‘pizza, mimosa e spogliarello’. Lo so, l’8 marzo può farci sentire una specie protetta e dovrebbe valere tutto l’anno. Ciò nonostante io oggi festeggio. Ma non per un’uscita ’pizza & mimosa’, visto che sto in quel pezzo di mondo che le libere uscite può permettersele per 365 giorni. Oggi festeggio e pretendo pure fiori e auguri, perché è una data che conta. Una data che ha origini lontane, 8 marzo 1917, donne in piazza contro lo zar a San Pietroburgo che chiedono la fine della guerra. Una festa istituita in Italia 100 anni fa, dal neonato Partito comunista italiano, in ricordo di quelle donne di Russia, mentre oggi siamo occhi negli occhi con le donne ucraine in fuga dalla guerra. Un giorno che serve a ricordarci che la parità ancora non c’è, ai vertici ci sono quasi sempre uomini, e il lavoro di cura è sempre in capo a noi con la pandemia che ha peggiorato le cose. Non voglio, però, che questo 8 marzo sia solo una sfilza di dati, seppur drammatici. Serve da parte nostra un ruolo più attivo. Non appendiamo le scarpe rosse per ricordare i femminicidi, ma indossiamole per far capire che quel dolore è di tutte. Lo portiamo con noi tutti i giorni perché ci hanno molestate o perché abbiamo sopportato soprusi, ingiustizie, salari più bassi (a Bologna le donne sono più colte, ma guadagnano 9mila euro in meno degli uomini). Perché volevamo stare in prima fila, ma ci hanno relegato in fondo. Perché dobbiamo giustificarci se vogliamo essere chiamate ’direttrice’ o ’sindaca’, perché non possiamo invecchiare in modo glamour come George Clooney, perché l’orologio biologico non ci lascia in pace neanche oggi che è la nostra festa. Per questo e tanto altro, un augurio affinché sia un 8 marzo che profumi di mimosa in modo persistente, che duri giorni, settimane, mesi. Che copra il sangue della guerra, s’insinui nei posti di lavoro, nelle istituzioni e, soprattutto, nelle case degli uomini violenti. Perché come scriveva Frida Kahlo: "Ti meriti un amore che ti voglia spettinata, che rispetti il tuo essere libera, che ti accompagni nel tuo volo, che non abbia paura di cadere".