Disturbi alimentari: i primi casi a sette anni. Gli universitari i più colpiti

I dati dell’Ausl di Bologna analizzati in un convegno venerdì a Palazzo d’Accursio. "Si abbassa ancora l’età in cui si manifestano anoressia e bulimia"

Scende ancora l’età in cui si manifestano i primi problemi con il cibo (foto archivio)

Scende ancora l’età in cui si manifestano i primi problemi con il cibo (foto archivio)

Bologna, 13 marzo 2024 – Si abbassa ancora l’età durante la quale esordiscono per la prima volta i disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia): non mancano casi di bambini di appena sette anni. Mentre la fascia in assoluto più colpita è quella degli studenti universitari. Gli allarmanti dati emergono dall’analisi effettuata dall’Azienda Usl di Bologna che ha un serie di servizi attivi al fine di contrastare il fenomeno in deciso aumento. I minori seguiti dalla Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza, nel 2020 erano 84, lo scorso anno sono stati 222. Aumentano anche gli adulti in carico all’ambulatorio per i disturbi alimentari del Maggiore che nel 2020 erano 113 e lo scorso anno sono stati 156, anche se il picco si è raggiunto negli anni della pandemia: nel 2021 c’erano 203 persone seguite e nel 2022 sono state 254.

L’Ausl, in collaborazione con il Comune, organizza un convegno (in occasione della Giornata mondiale dedicata a questi disturbi che si tiene sempre il 15 marzo) a Palazzo d’Accursio, con neuropsichiatri, psichiatri, dietisti e medici nutrizionisti, psicologi, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici e pediatri di pronto soccorso, anche per fare un punto sulla recente riorganizzazione dei servizi e sul del trasferimento del centro regionale sui Disturbi della nutrizione e alimentazione (Dna) al Bellaria. Un fenomeno in aumento in tutti i Paesi industrializzati che vede almeno un adolescente su dieci esserne colpiti, ma tantissimi sono i casi non ufficialmente diagnosticati. Da una recente analisi effettuata tra gli studenti universitari, si stima che ne siano affetti due su 10. Fattori predisponenti sembrano essere l’obesità o la scarsa crescita infantile, ma intervengono fattori genetici, ambientali, culturali e psicosociali. Sebbene le persone che ne soffrono sono per lo più di sesso femminile, negli ultimi anni si registra un rilevante aumento anche nei maschi.

Tante volte questi problemi si associano con depressione, disturbi di personalità e dello spettro autistico quindi, la presa in carico di questi pazienti, richiede l’intervento di equipe composte da diversi professionisti e, nelle forme più severe, è indicata la presa in carico ospedaliera con ricovero.

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