Pochi docenti di sostegno a Casalecchio. Il preside riduce l'orario

Al Salvemini servirebbero 35 professori, ma ce ne sono solo 7. Il dirigente: "Se nessuno ci aiuta dovremo lasciare i ragazzi a casa"

Alunni (Foto archivio Germogli)

Alunni (Foto archivio Germogli)

Bologna, 10 settembre 2016 - “Se non arriveranno al più presto gli insegnanti di sostegno di cui ho assoluto bisogno, sarò costretto a ridurre l’orario scolastico”. Tradotto lasciando a casa studenti disabili. Non demorde Carlo Braga, preside dell’Itc Salvemini di Casalecchio, istituto che si trova ad affrontare una situazione da far tremare i polsi: su un contingente di 35 docenti di sostegno, “ne ho solo e solamente sette». Sette prof che, dal 15 settembre, giovedì prossimo, dovrebbero occuparsi di 60 studenti diversamente abili di cui ben 47 gravi e gravissimi. “Ragazzi che non possono essere lasciati soli neppure per un secondo, ecco perché per loro il rapporto è uno a uno”. Entrando nel dettaglio, 18 prof sono arrivati d’ufficio e 14 concessi in deroga da via Castagnoli. A questi si aggiungono tre dell’organico potenziato. Ma in realtà solo sette sono effettivamente in servizio.

La causa di questa assurdità è figlia della schizofrenia burocratica che si nasconde tra le pieghe della ‘Buona Scuola’. L’Ufficio scolastico regionale ha suddiviso la provincia, come da norma, in quattro ambiti. Peccato che l’Usr abbia messo “il Salvemini, che sta a Casalecchio, nel circondario della montagna (ambito 3) insieme alle superiori di Porretta, Vergato, Castiglione dei Pepoli”, di solito poco chiesto, come poi è accaduto, al momento della mobilità. Nella chiamata diretta il Salvemini, essendo nel calderone montuoso, non viene richiesto dagli insegnanti che hanno fatto domanda di trasferimento.

Da norma, via Castagnoli assegna d’ufficio i 18 prof con la chiamata diretta (alcuni da Sicilia, Calabria, Sardegna e Lazio) e scatta l’escamotage delle assegnazioni provvisorie: dopo aver firmato il contratto triennale con il Salvemini (laddove il prof doveva andare), si chiede di essere assegnato, appunto in via provvisoria per un anno, a un istituto vicino a casa. Dove nel frattempo il Ministero, per sedare la rivolta del Sud, ha liberato posti su posti. Risultato: 35 cattedre sono scoperte. “Tutto ciò non doveva accadere – commenta il preside – E’ assurdo che più di trenta docenti firmino un contratto, bloccando quei posti, e poi se ne vadano”. Con un’aggravante: alla fine si andrà a pescare tra coloro che non hanno il titolo per insegnare sul sostegno.

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