
di Luca Orsi
"Ci sono artisti vivi che sono morti. E ci sono artisti morti che sono vivi". Padre Bernardo Boschi prende in prestito la dedica di Vittorio Gassman a Romolo Valli per ricordare Lucio Dalla, di cui è stato il confessore e amico per mezzo secolo. "Sono parole – commenta – che si addicono benissimo a Lucio".
Basilica di San Domenico. Messa in suffragio di Dalla, a dieci anni esatti dalla morte. "La vita va avanti, ma Lucio mi manca tantissimo", sussurra Tobia Righi, il manager e il più grande amico di Dalla. "Non lo dimenticherò mai – commenta Iskra Menarini, che ha cantato con dalla per 25 anni –. È una stella cometa fra tante stelle".
Nei primi banchi, Dea Melotti, cugina di Dalla. "La gente ama ancora Lucio, di un amore profondo – afferma –. D’altra parte, lui amava la gente. Era un lato di Lucio che stupiva Francesco De Gregori, più riservato di lui. ‘Ma ti fermi a parlare con tutti’, gli diceva. E Lucio: "‘Mi illuminano la giornata’".
In chiesa ci sono Andrea Faccani, presidente della Fondazione intitolata all’artista; il tenore Cristiano Cremonini; Vittorio Corbisiero e Paola Cevenini, della Fonoprint; Il manager Stefano Dall’Ara, nipote di Renato, indimenticato presidente del Bologna; Mario Martini, ala della Virtus degli anni 70; e l’ex rossoblù Franco Colomba.
Padre Boschi ricorda le lunghe chiacchierate con Dalla, passeggiando nel chiostro del convento, "che diventavano delle confessioni continue". Il domenicano parla quindi delle religiosità di Dalla: "Aveva una fede infantile, ma profonda. Faceva continue domande, insistenti, sulla Bibbia, la Chiesa, il mondo. Lucio aveva una religiosità autentica, discreta, mai esibita. Ed era rispettoso di tutto e di tutti".
Un quintetto d’archi esegue l’Ave verum corpus di Mozart. "Lucio è sempre in mezzo a noi", afferma padre Boschi. "La gente quasi soera di incontrarlo ancora per le vie della città". E aggiunge, sorridendo: "Ogni tanto anch’io lo vedo circolare. Sarà l’età... Ma è un bel segno, vuole dire che ha lasciato qualcosa, oltre alle sua canzoni geniali".
Fra i banchi c’è Bruno Sconocchia, ultimo manager di Dalla: "Ancora non riesco a credere che Lucio non ci sia più. Ero con lui fino a qualche ora prima... Sembra impossibile". C’è anche Michele Torpedine, manager dei grandi nomi della musica italiana; c’e il latinista ed ex rettore Ivano Dionigi; arriva il filosofo Stefano Bonaga. Ci sono Giorgio Lecardi, batterista di Dalla "dal 1964 al ’71", che suonò nei primi tre Lp, "bellissimi"; e Sergio Longhi, promoter della primissima ora di Dalla, "che mi chiamava ‘Cemento’".
Sconocchia non ha dubbi: "Lucio è stato il più grande. Un folletto che ci faceva riflettere e divertire allo stesso tempo. Lucio è irripetibile. E sarà sempre con noi".