Ferragni, la stola è un caso social "Lo slogan è di un artista bolognese"

L’influencer attribuisce le parole ‘Pensati libera’ a Claire Fontaine. Ma i followers: "È di Cicatrici.nere"

Ferragni, la stola è un caso social  "Lo slogan è di un artista bolognese"

Ferragni, la stola è un caso social "Lo slogan è di un artista bolognese"

di Benedetta Cucci

C’è una stola di Dior che sta facendo ancora infiammare il web. È quella con la scritta ‘Pensati libera’, indossata martedì sera sul palco di Sanremo da Chiara Ferragni, sopra alle spalle scoperte. E lo slogan, scelto per parlare di libertà delle donne (idea poetica per altro), è preso "da un’opera di Claire Fontaine", scriveva ieri l’influencer con 28 milioni di follower, sul suo profilo Instagram. Insomma, un abito-manifesto molto incisivo, che ha visto la collaborazione, forse mai andata così sulle barricate, tra lo stardom, la haute couture e la strada.

Peccato che la scritta, fotografata in strada a Genova proprio dal duo ready-made italo-britannico Claire Fontaine (alcuni loro lavori, tra cui Postcard rack #metoo (Olympia) che riprendeva il quadro di Manet con l’aggiunta del "tag" #metoo, furono messi in mostra lo scorso anno alla Fondazione del Monte nell’ambito della mostra Libero Spazio Libero) fosse in verità dello street artist e tatuatore Cicatrici.nere, che quella scritta l’ha fatta per la prima volta a Bologna tra il 2018 e 2019, per poi portarla in giro per il mondo, nelle situazioni in cui si è trovata. Tipo Genova. "Le semplici e pur così forti parole – scriveva ancora Ferragni sul suo profilo – arrivano da un’opera di Claire Fontaine che speriamo possano ispirare tutte le donne".

Dal canto suo, ecco il commento dell’artista femminista collettiva sotto la foto di Ferragni con la stola: "Pensati libera è una frase trovata su un muro dopo una marcia di donne a Genova".

Pubblicata su Instagram dove, in mattinata, è stata disabilitata la funzione dei commenti. Tutta la polemica è partita da Bologna, perché qui si conosce bene quella scritta accompagnata da ramoscelli di ulivo (così sembrano), anche se poi in molti non erano a conoscenza dell’autore. Ed è anche normale: l’arte di strada è illegale e si sceglie l’anonimato. Ma, come nota Andrea, fondatore del profilo Instagram e Facebook Bologna Stickers, che dal 2016 fotografa la nostra street art – "qui si tratta di una questione di onestà intellettuale".

In effetti. "Pensati libera potrebbe essere una frase coniata da chiunque – spiega il fotografo –. Sicuramente, però, è la sua firma, il suo claim, quello con cui accompagnava i lavori fatti anche con MiChiamoZeta e Autoritratto". E prosegue: "Se io fossi stato negli artisti Claire Fontaine, avrei detto alla Ferragni che la foto era mia, ma avrei anche aggiunto che la frase non era mia, che non sapevo di chi fosse, soprattutto visto il luogo, ovvero il palco di Sanremo, dove si portava… quello che è in strada è di tutti, ma non bisogna appropriarsene, è come se io fotografassi un’opera di Banksy e la proponessi come mia a qualcuno di famoso che volesse sfoggiarla".

Dopo che il web è insorto, è stato naturalmente avvertito anche cicatrici.nere (i cui follower stanno crescendo di minuto in minuto), che al momento si trova in giro per l’Europa in camper. E lui ha pubblicato un reel intitolato "Artivismo, non merce", scrivendo poi che Pensati libero non è uno slogan, non è un prodotto, non è una foto, non è un post, non è per una moda, non è un manifesto e non è una proprietà di qualcuno".

"È un atto di volontà per liberare le persone dalla superficiale, veloce e soffocante vita moderna". E, insomma, ora è pure un case study, da non replicare, però.

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