Fiumi di cocaina a Bologna, conto salatissimo per gli spacciatori: 60 anni di carcere

La decisione del giudice per le venti persone a processo. Il maxi blitz della Squadra mobile nel gennaio scorso. Il traffico di droga tra Emilia Romagna, Campania e Spagna

Fiumi di cocaina: conto salatissimo per gli spacciatori

Fiumi di cocaina: conto salatissimo per gli spacciatori

Bologna, 4 febbraio 2023 – Un conto salato: quasi 60 anni di pene complessive e oltre centomila euro di multa. È quello che il giudice Alberto Ziroldi ha presentato ieri mattina ai venti imputati finiti a processo dopo la cosiddetta "operazione Bomboniera", l’inchiesta della Dda e del pm Roberto Ceroni che a gennaio del 2022 portò al maxi blitz della Squadra mobile con 16 arresti.

L’accusa principale: spaccio di cocaina, un fiume di droga che avrebbe interessato la città, ma anche Ferrara e l’Appennino e con rami lunghi fino a Caserta e la Spagna. Alla fine furono ventinove gli indagati finiti a processo; ieri, otto hanno patteggiato pene comprese tra un anno e tre anni e mezzo e altri dodici invece sono stati giudicati con rito abbreviato. In questo caso, le pene vanno da un anno fino a nove e quattro mesi a quello che l’accusa ritiene fosse il capo di un’associazione finalizzata allo spaccio, il trentanovenne di origini napoletane Riccardo Sales.

La pena sarà in continuazione con un’altra condanna definitiva a quattro anni per una violazione ritenuta meno grave e verrà perciò ridotta in sede esecutiva secondo la norma. Sales era accusato di associazione con altri tre soggetti: Pietro Libertone, 43 anni di Mondragone (Caserta), condannato a quattro anni e otto mesi; Pasquale Razzino, trentanovenne di Formia (Latina), condannato a sei anni e dieci mesi; e Francesco Cerasuolo, napoletano di 34 anni, condannato a sei anni. Tutte condanne sotto il vincolo della continuazione. I due napoletani sono difesi dall’avvocato Bruno Salernitano, che si dice "soddisfatto per le pene irrogate ai miei assistiti, considerando che quella base è di vent’anni. E sono sicurissimo che la sentenza circa il titolo associativo non reggerà alla verifica d’appello, perché assolutamente inconsistente".

Nel mirino della Procura, si ricorda, finì un traffico di droga che tra il 2017 e il 2019 avrebbe unito l’Emilia-Romagna con la Campania. Gli imputati, 25 italiani e quattro albanesi, per l’accusa avrebbero contribuito al giro di affari nato da "un flusso di cocaina giunto a uno strutturato e organizzato gruppo di grossi distributori di origine campana", i quali avrebbero voluto "accrescere il giro e lasciare perdere l’attività di distribuzione nel Casertano" a favore della ’piazza’ bolognese.

L’indagine si concentrò su tre piani paralleli: lo spaccio che univa Bologna e la Campania, tramite i quattro accusati di associazione; l’attività dei fornitori albanesi; e l’importazione dalla Spagna di droghe più leggere da parte di un altro imputato (a processo separatamente rispetto al gruppo di ieri). Durante le indagini la Mobile sequestrò infatti, oltre che diversi chili di cocaina, anche sette di hashish e venti di marijuana. Uno degli albanesi, Endri Belshaku, ha patteggiato tre anni e mezzo; con il fratello Vilson (un anno e dieci mesi) era difeso dall’avvocato Roberto D’Errico.

Le motivazioni sono attese tra novanta giorni.

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