Florimbii alla Treccani "Innoviamo il sapere"

La professoressa di Filologia dell’Alma Mater è entrata nel cda dell’Istituto "Uniamo la nostra tradizione culturale a meccanismi e strumenti tecnologici".

Florimbii alla Treccani   "Innoviamo il sapere"

Florimbii alla Treccani "Innoviamo il sapere"

Classe 1978, Francesca Florimbii è professoressa associata di Filologia della letteratura italiana all’università di Bologna. Abruzzese d’origine, ma bolognese d’adozione, si è trasferita sotto le Due torri nel 1997, quando ha lasciato Teramo per studiare Lettere moderne nell’università più antica del mondo. Nel 2015 ha iniziato a insegnare e, da qualche giorno, è entrata anche a far parte del consiglio di amministrazione di Treccani, l’Istituto – quasi centenario, fondato nel 1925 su iniziativa di Giovanni Treccani degli Alfieri e di Giovanni Gentile – della Enciclopedia italiana.

Professoressa Florimbii, come ha reagito alla nomina?

"Da studiosa non posso che essere grata di ricoprire questo ruolo. Credo nella nostra cultura e nella guida nazionale di Treccani".

Ha già partecipato ai primi impegni?

"Il primo consiglio d’amministrazione si è riunito martedì scorso. Per il momento sto seguendo le fasi progettuali che l’Istituto ha già messo in campo. Linee volte a intraprendere una guida sicura in tutti i campi del sapere con un lavoro di interconnessione delle eccellenze italiane".

Di che progetto si tratta?

"È un piano strategico dell’Istituto per valorizzare la sua offerta culturale: stiamo andando nella direzione del digitale unendo tradizione e innovazione affinché siano al servizio della nostra cultura e dell’identità culturale italiana. Il consiglio della scorsa settimana è stato soltanto un primo momento di incontro e confronto, più avanti entrerò maggiormente nel merito delle questioni".

Cosa proporrà all’interno consiglio?

"Guardando anche a quella che è la mia esperienza con gli studenti, sono favorevole all’affiancamento di un metodo tradizionale a una circolazione della cultura in maniera più capillare e più diffusa. Credo sia fondamentale tenere ferma, come nodo centrale, la tradizione della nostra storia culturale ed eventualmente aprirsi a tutti i meccanismi e tutti gli strumenti digitali. All’università di Bologna, durante la pandemia, abbiamo avuto modo di sperimentare un nuovo metodo, relazionandoci virtualmente gli uni con gli altri. E l’Alma Mater si è dimostrata più che all’altezza dell’emergenza: oltre ad essere l’università più antica, è anche collegata benissimo con il resto del mondo".

Amalia Apicella

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