
Cristina Bona e Franco Lauro, entrambi chirurghi plastici, a un evento mondano del 2015
Bologna, 29 novembre 2017 - Una collezione di capolavori dal valore inestimabile: Guercino, Guido Reni, Rubens e Ludovico Carracci, solo per citare alcuni autori. Un matrimonio che va in pezzi. Un’eredità milionaria e due testamenti olografi contestati. Ma, soprattutto, una parte consistente della collezione, ben 45 quadri, scomparsa dalla sua sede naturale, cioè l’abitazione privata che l’aveva ospitata per tanti anni, e finita chissà dove.
C’è tutto questo e molto di più nella dynasty che vede contrapposti Franco Lauro, noto chirurgo plastico figlio dell’ancor più noto Roberto, uno dei più importanti chirurghi plastici di Bologna, deceduto nel dicembre 2016, e l’ex moglie Cristina Bona (FOTO). La signora ha infatti denunciato l’ex marito e presentato un ricorso in sede civile, assistita dagli avvocati Michele Lupoi e Tiziana Falvo, chiedendo il sequestro di tutti i beni dell’asse ereditario, fra cui i 45 dipinti ‘spariti’.
La Procura e i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno perciò aperto un’inchiesta, mentre nel civile il tribunale si deve ancora pronunciare sull’istanza di sequestro. Insomma, una ‘Guerra dei Roses’ in piena regola.
Una straordinaria raccolta privata di arte, a Palazzo Monterenzi
Ma partiamo dall’inizio. Cristina e Franco si sposano nel ’97 e per molto tempo va tutto bene. Anche lei è chirurgo plastico, ma lavora part time per dedicarsi alla famiglia, visto che nel corso degli anni nascono tre figli. La coppia vive nell’appartamento sopra a quello, molto lussuoso, dei nonni. Quest’ultimo, a Palazzo Monterenzi in via Barberia, più che un appartamento è una vera e propria galleria che ospita appunto la Collezione Lauro, ben nota a critici d’arte come Vittorio Sgarbi o Eugenio Riccomini e oggetto di frequenti visite organizzate, come quelle del Fai e del Rotary. Oltre ai quadri, la maggior parte dei quali opera di maestri del XVI, XVII e XVIII secolo, ci sono anche sculture, mobili antichi, tappeti pregiati e strumenti musicali preziosi, usciti dalle mani del padre della nonna Wilma, il noto liutaio Otello Bignami. Una raccolta straordinaria acquistata nel corso degli anni da Roberto Lauro e dalla moglie, grandi appassionati d’arte e di musica. Il professore, infatti, fu un musicista mancato, come raccontò al Carlino nel 2007, costretto a lasciare la carriera di pianista per un’infiammazione alla mano che gli spianò però la strada della chirurgia plastica.
Nell'estate 2014 i nonni, alla presenza di testimoni, scrivono di proprio pugno due testamenti lasciando la quota disponibile dell’eredità ai tre nipoti. Poi però le cose iniziano ad andare male fra Franco e Cristina, che alla fine si separano. Lei rimane in ottimi rapporti con i nonni, che come tutti i nonni adorano i nipotini tanto da lasciar loro una parte consistente del patrimonio. Franco però impedisce via via a Cristina di frequentare Roberto e Wilma, fino a vietarle qualunque contatto. In questa situazione difficile arriviamo all’autunno 2016, quando nel giro di due mesi muoiono prima la nonna e poi il nonno.
A quel punto, ecco la sorpresa. Saltano fuori da un notaio due testamenti diversi e successivi rispetto a quelli redatti nel 2014. Nel primo, la nonna lascia la quota disponibile sempre ai nipoti, ma aggiunge Franco come amministratore dei beni. Nel secondo, il nonno toglie addirittura i nipoti e lascia tutto ai figli (Franco Lauro e la sorella). Due testamenti olografi che, comparazioni grafologiche alla mano, i legali di Cristina denunciano come non autentici, cioè non scritti dai nonni, che avrebbero forse solo apposto le firme.
Alcuni quadri sono già stati messi in vendita
Poi l'ultimo colpo di scena: quando le parti si riuniscono per fare l’inventario dei beni, si scopre che i 45 quadri più pregiati sono spariti dalla casa dei nonni. Di fronte alle pressanti richieste di spiegazioni, Franco dà (secondo la denuncia) risposte evasive. Viene fuori che nel ponte di Natale del 2016, quando Cristina e i figli sono dai nonni materni in Veneto, qualcuno nel palazzo ha visto degli operai portare via oggetti imballati.
In seguito si scopre che quattro tele sono state messe in vendita presso una nota Galleria d’arte e due sarebbero già state vendute. A quel punto, e siamo ai mesi scorsi, scattano la denuncia e la richiesta di sequestro. Il timore dell’ex moglie e dei suoi legali è che vengano pregiudicati i diritti dei tre figli. La battaglia è appena cominciata.