
Una scena dello spettacolo questa sera al teatro Duse
"La guerra è bella anche se fa male". Lo dice De Gregori nel suo capolavoro Generale, e ce lo ricorda anche James Hillman nel suo Terribile amore per la guerra. Già nell’antica Grecia questa dicotomia veniva ben descritta dal tragediografo Eschilo in Sette contro Tebe: a metterla in scena, questa sera alle 21 al Teatro Duse, è il celebre regista Gabriele Vacis con Sette a Tebe, Questo orribile amore per la guerra. Sul palco si esibisce la ’sua’ giovane compagnia PoEM - Potenziali Evocati Multimediali, nata alla fine del 2021 da un gruppo di diplomati alla Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino (diretta da Vacis stesso dal 2019 al 2021). Lo spettacolo, prodotto da ArtistiAssociati Centro di Produzione Teatrale sotto la direzione di Walter Mramor, si avvale della scenofonia di Roberto Tarasco. "Già dal titolo, ispirato al volume di Hillman, si affronta una questione centrale: se tutti si rendono conto della follia della guerra, perché continuiamo a farla? Da un lato, c’è la stupidità umana, dall’altro, una sorta di fascino oscuro; e così, la storia dell’umanità è punteggiata da conflitti", spiega Gabriele Vacis. La tragedia di Eschilo si conclude con un inaspettato fratricidio tra i protagonisti Eteocle e Polinice, che mostra tutto l’orrore della guerra: "Se già il conflitto tra due nemici è terribile, quello tra due fratelli è ancora più tragico. Eppure, è sempre stato così. Anche oggi la guerra divampa tra popoli fratelli, come Ucraina e Russia, proprio come è accaduto in passato" continua il regista.
Una ragazza del coro – che, proprio come nella tragedia, è composto interamente da donne e ha il ruolo fondamentale di proporre un’alternativa alla guerra– cita la testimonianza di sua nonna, che le raccontava di come, durante la Seconda Guerra Mondiale, in una valle bergamasca, alcuni fratelli si trovassero da una parte, fascisti, e altri dall’altra, partigiani.
Durante lo spettacolo, infatti, sono state inserite le testimonianze dei ragazzi: "Raccontiamo la guerra attraverso i loro occhi, descriviamo minuziosamente le armi di oggi, così come accadeva nella tragedia di Eschilo per le armi dell’epoca. Sentirle raccontate da ragazzi di 25 anni è un momento molto forte. A un certo punto, una ragazza dice: ‘Guardate queste facce, non abbiamo mai avuto esperienza della guerra’. Ed è proprio così. Dobbiamo renderci conto della fortuna che ha questa generazione, di vivere da 80 anni senza guerra. A chi dice che l’Unione Europea è la nostra rovina, andrebbe ricordato che ci ha garantito questo lungo periodo di pace. Il messaggio che spero di trasmettere è la consapevolezza di dover rinunciare a questa ’bella’ e terribile guerra", conclude Vacis.
Alice Pavarotti