Il gioielliere rapinato a Bologna: "Non ho preso il machete in tempo"

Il racconto di Massimo Magnani Borea, il modenese aggredito nel suo negozio in centro a Bologna

Bologna, 9 dicembre 2022 - "L’altra volta era andata meglio. Questa non ho avuto il tempo di prendere il machete". Il modenese Massimo Magnani Borea (figlio di Paolo, celebre ex dirigente calcistico della Sampdoria e dello stesso Modena Calcio, scomparso nel 2014) ieri mattina era già al lavoro dietro al banco della sua gioielleria in via D’Azeglio a Bologna. La sera prima, tre rapinatori, con parrucche e barbe finte, dopo averlo picchiato, buttato a terra e immobilizzato, hanno ripulito la vetrina del suo negozio in centro, portando via orologi, tra Cartier e Rolex, per circa 300mila euro. Due anni fa il gioielliere aveva subito un agguato simile, ma era riuscito a mettere in fuga i due malintenzionati solo mostrandogli un antico machete che ha in negozio. Due mesi dopo erano stati arrestati.

Massimo Magnani Borea
Massimo Magnani Borea

Per quanto riguarda l’episodio di mercoledì pomeriggio, stando ai primi rilievi effettuati dalla polizia, intervenuta con Volanti, Scientifica e Squadra mobile, i tre, presumibilmente italiani, sarebbero arrivati in via D’Azeglio con i tre monopattini ritrovati abbandonati dopo il colpo lungo via Farini. E, una volta afferrati i preziosi orologi, sono fuggiti via. Le telecamere di sorveglianza di Retrò hanno ripreso, momento per momento, l’aggressione ai danni del negoziante, che riassume: "Per primo è entrato uno da solo, mezzo coperto in viso: avrei dovuto non aprirgli, ma da vent’anni non ho mai tenuto fuori nessuno. Quando gli ho dato il tiro, lui ha spalancato la porta e fatto entrare gli altri due – racconta Magnani Borea –. È stata un’azione fulminea. In due mi hanno spinto a terra, ho preso qualche botta, ho tentato anche di afferrare il machete ma mi hanno sovrastato. Non erano armati, ma credo di aver visto un manganello di legno. Non mi hanno picchiato, ma mi hanno tenuto a terra stretto. In tre contro uno non è semplice. Ma è stata davvero una cosa veloce: sanno cosa prendere. Loro mi tenevano giù mentre l’altro ripuliva la vetrina. Hanno preso solo orologi. La polizia mi ha chiesto se sapessi descriverli: subito dopo non ti ricordi più niente, mi sembra che uno abbia parlato italiano". Sono stati i passanti a dare l’allarme, vedendo il trambusto all’interno del negozio della centralissima via dello shopping, ancora più frequentata in questi giorni che precedono il Natale.

"So che un paio di passanti ha inseguito i rapinatori – dice ancora il gioielliere –. Una ragazza si è messa a urlare mentre erano ancora qua dentro". Oltre ai video ripresi all’interno del negozio, la Scientifica ha anche acquisito i video dei palazzi circostanti e delle strade dove si presume possano essere passati i tre rapinatori, così da riuscire a ricostruire il percorso fatto all’arrivo in via D’Azeglio con i monopattini e poi durante la fuga. Un’indagine a ritroso, per dare un volto e un nome ai tre, che potrebbero far parte di un’organizzazione specializzata in furti di orologi, vista la velocità con cui hanno selezionato i pezzi da portare via.

Un’esperienza, quella della rapina, che Magnani Borea ha già vissuto due volte, "ma in quei momenti non c’è paura – dice –. L’unico sentimento che provi è di difendere le tue cose, non fai in tempo ad avere paura. È come se ti entra qualcuno in casa, il primo pensiero è di difendere casa tua. Ora sicuramente per qualche tempo avrò più attenzione, ma poi passa un mese... E io poi sono un ottimista, non penso mai al peggio: stando in questa posizione, così di passaggio, ti dici ‘non capiterà qua in centro’. In realtà poi bastano due minuti".

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