Morto Giorgio Minarelli, Bologna piange l’imprenditore che amava i motori e la street art

Scompare a 91 anni il figlio del fondatore dello storico marchio di due ruote. Dal 1980 ha guidato l’azienda, Guazzaloca lo volle ai vertici della prestigiosa Gam

Giorgio Minarelli, Bologna dice addio all'imprenditore mecenate

Giorgio Minarelli, Bologna dice addio all'imprenditore mecenate

Bologna, 27 gennaio 2023 - "È stato un grande imprenditore, un grande liberale e un grande amico". Ecco il ricordo di Franco Debenedetti, Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro, di Giorgio Minarelli, morto ieri all’età di 91 anni, figlio di quel Vittorio che nel 1958 lanciò sotto le Due Torri la Motori Minarelli, tra i più importanti produttori di motori due tempi, che nell’epoca del boom economico fece innamorare e avvicinare i giovani al mondo delle due ruote.

Minarelli entrò in azienda nel 1980 e, dopo la morte del fondatore, le redini vennero prese proprio da lui, che, nei primi anni novanta, siglò un accordo di joint-venture con la casa giapponese Yamaha per la produzione di motori a quattro tempi e propulsori con variatore automatico adatti agli scooter, dei quali la Minarelli divenne il maggior costruttore mondiale. Nel novembre 2001 il gruppo Yamaha acquisì il pieno controllo aziendale e quasi venti anni più tardi, nel 2020, la Fantic Motor ha rilevato il 100% delle quote dalla Yamaha.

Passate le redini aziendali, Giorgio Minarelli, è sempre rimasto attivo e curioso del mondo. Un solo esempio: a 84 anni, nel 2016, è un appassionato d’arte (nel suo curriculum anche la presidenza della Gam con Guazzaloca sindaco) che scopre il mondo dei graffiti e decide di investire. Come? Diventando il primo sponsor di quell’idea che poi è diventata la mostra Street Art. Banksy&co proposta da Genus Bononiae al Museo della Città in Palazzo Pepoli, e costituendo un’associazione, Italian Graffiti, con presidente Fabio Roversi-Monaco. Il progetto, divenuto celebre perché molto contestato – irritando in particolare l’artista Blu, che decise di cancellare tutti i suoi lavori dai muri di Bologna – partiva dal recupero (lo strappo) delle opere d’arte disegnate proprio sui muri cittadini.

"Il futuro è un mecenatismo più diffuso – diceva Minarelli –. Speriamo che altri operatori scendano in campo, ci sono molte fondazioni e secondo noi questo è un progetto per la città nel suo complesso. Per far parlare il mondo di Bologna, far venire giovani a vedere, a confrontarsi". La street art la scoprì grazie al restauratore Camillo Tarozzi, che gli consigliò di chiedere ai suoi figli chi fossero Blu e gli street artist . E lui domandò ai figli di sua figlia Carlotta, i suoi nipoti, che in effetti adoravano quest’arte. "Se mi sporcano il muro di casa io lo ridipingo, se trovo un graffito bello ci ragiono". Sempre a gran velocità nella vita contemporanea, il cavaliere Minarelli.

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