Giovanni Padovani tenta ancora il suicidio e si taglia le vene: nuova perizia in arrivo

Cinquantadue i punti necessari per richiudere le ferite alle braccia. L’assassino è nell’istituto detentivo psichiatrico di Reggio Emilia. Alla prossima udienza, il 2 ottobre, potrebbe testimoniare la mamma

Giovanni Padovani all'arrivo in Aula

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Bologna, 23 agosto 2023 – Un anno che Alessandra Matteuzzi non c’è più. La sua vita è stata stroncata a martellate, calci, pugni e colpi di panchina da chi l’avrebbe dovuta amare, il suo ex compagno Giovanni Padovani.

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Colpi feroci sferrati da braccia su cui ora campeggiano le cicatrici lasciate dall’ennesimo tentativo dell’omicida di togliersi la vita, nell’istituto detentivo psichiatrico di Reggio Emilia in cui è rinchiuso. Questa volta, Padovani ha tentato di tagliarsi le vene con un coccio affilato trovato non si sa bene dove; secondo i referti dei sanitari, ha perso oltre un litro di sangue. Più di cinquanta i punti di sutura necessari. Il detenuto è stato "trovato dall’assistente di sezione a terra nella sua stanza" dopo essersi inflitto "tagli autolesivi agli avambracci e al collo". Gesto che, ha poi riferito ai medici, avrebbe compiuto "sulla base di voci insultanti e imperative, arrivate troppo velocemente e dall’intensità troppo elevata" perché lui potesse fronteggiarle, anche se avrebbe poi assicurato di non avere avuto intenzione di uccidersi. L’imputato è trattato con sedativi anche a causa delle allucinazioni uditive e visive che lamenta di giorno e di notte, durante crisi in cui invoca i il nome di Alessandra.

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Nel frattempo , prosegue l’attività di analisi dei periti nominati da Domenico Pasquariello, presidente della Corte d’assise di fronte alla quale si sta celebrando il processo a carico di Padovani, ossia lo psichiatra Pietro Pietrini e il neuropsicologo forense Giuseppe Sartori, affiancati dall’ausiliaria esperta testista Cristina Scarpazza. Quest’ultima ha somministrato i primi test psicometrici all’imputato proprio nei giorni scorsi; si tratta di esami innovativi volti a ridurre il rischio di simulazioni. L’ex calciatore deve rispondere delle pesantissime accuse di omicidio aggravato da premeditazione, stalking, futili motivi e legame affettivo pregresso con la vittima. Il compito dei tecnici, che hanno già accertato la sua abilità a stare in giudizio, è quello di stabilire ora se il ventisettenne all’epoca dell’omicidio fosse in grado di intendere e di volere.

La prossima udienza in tribunale è prevista il 2 ottobre prossimo: in quell’occasione dovrebbe essere sentita anche la madre di Padovani, oltre che i consulenti della difesa e un altro testimone nominato dalle parti civili. A novembre, infine, si attendono gli esiti del lavoro dei periti nominati dalla Corte.

“Questo processo non può essere visto come una battaglia con l’obiettivo di vincere o perdere, perché l’oggettività di quanto accaduto è tragicamente chiara – commenta l’avvocato difensore di Padovani, Gabriele Bordoni –. Una vita è stata spezzata per sempre e un’altra, quella del mio assistito, è sostanzialmente annientata. L’obiettivo che resta è esclusivamente quello di accertare con esattezza il punto di equilibrio che ha portato a una vicenda così tragica e triste. Questa è la mia unica linea difensiva".

Ora, starà ai periti fissare questo punto. E chiarire se Padovani sapeva ciò che faceva, quel tragico giorno di un anno fa.

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