I circoli Arci chiudono le porte in faccia al virus

Budrio, Granarolo e Vallese non riapriranno . Ma c’è chi resiste alla crisi, come San Lazzaro

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di Francesco Zuppiroli

Lotta per la sopravvivenza. Sono tempi duri anche per i circoli sociali, che al crescere dei contagi vedono proporzionalmente diminuire il numero dei frequentatori, stretti nella morsa del timore per il Coronavirus e l’inasprimento delle misure di sicurezza imposte dal nuovo Dpcm. L’Arci in Emilia-Romagna sta affrontando una crisi senza precedenti, che rischia anche di cancellare definitivamente l’esistenza di alcuni spazi, ultimi avamposti della socialità.

Nella città metropolitana su 133 circoli, oggi ce ne sono 30 che hanno già dovuto bloccare tutte le attività. Come successo a Budrio, dove il circolo Arci Canova è "chiuso e non abbiamo intenzione per quest’anno di riaprire – spiega il presidente Celso Mandrioli –. Per effetto del Covid tutte le attività sono al momento bloccate e con ogni probabilità la situazione non cambierà prima di marzo. Non intendiamo correre rischi, i nostri associati sono per lo più persone anziane, categoria a rischio e anche per questo hanno accolto con comprensione questa scelta. Resta attivo solo il bar collegato al circolo dove però in tanti ormai rinunciano ad andare per timore. Siamo una categoria assimilabile alla ristorazione. La differenza? Che noi probabilmente non saremo difesi da nessuno". Ci sono poi addirittura alcuni circoli, come l’Arci di Granarolo e il Vallese a Monteacuto Vallese, che non apriranno più. "Siamo rimasti sempre quelli – racconta Giovanni Biancamano al bar della Bocciofila di Budrio, adiacente al circolo Arci –. Ora che il circolo è chiuso siamo rimasti pochi a non rinunciare a un momento di socialità, che sia una partita a carte o a biliardo". La limitazione delle attività, passata dalle piste di bocce ai soli tavoli del bar è "una stretta alla socialità non indifferente – così Marco Boarini –. Ma penso ci siano luoghi molto più rischiosi dei circoli in cui andare incontro al rischio contagio. Nei circoli non ci sono contatti casuali, ma evidentemente il timore sta crescendo e le persone sono sempre meno".

Ci sono però anche i circoli caparbi, come l’Arci di San Lazzaro, dove la voglia di difendere lo stare insieme, dando ancora alle persone un luogo di riferimento in cui trovarsi per svolgere attività di svago, va oltre gli ostacoli posti da emergenza e Dpcm. "Con le nuove disposizioni e limitazioni di orario gran parte delle nostre attività sono limitate – così Franco Fanizzi, vicepresidente del circolo Arci di San Lazzaro –. Da un punto di vista economico significa importanti ripercussioni, ma riusciamo ancora ad andare avanti grazie alla fedeltà dei nostri soci. Avvertiamo senz’altro un timore crescente e alcuni iniziano a frequentare i nostri spazi sempre meno, anche perché l’età anagrafica della maggior parte dei soci rientra in quella categoria considerata a rischio. Perciò ci siamo sforzati di applicare un rigoroso distanziamento, di ricordare frequentemente di indossare le mascherine, ma non rinunciare alle attività come scacchi, carte, bocce, biliardo o anche le rassegne culturali come la recente ‘Liber Paradisus’. Il momento non è dei migliori, ma vogliamo convincere le persone a non rinunciare del tutto a uscire. La cultura e la socialità vanno mantenute in vita". E non sembra mancare nulla, anzi, al circolo Arci San Lazzaro stando a quanto ci dice Gian Michele Valeriani: "Penso ci faccia bene continuare a venire qui. Le iniziative non mancano, è tutto molto controllato e le attività accontentano tutti. La gente ha paura, ma non possiamo rinunciare a tutto".

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