Igor il russo, sei anni fa il delitto di Davide Fabbri. La vedova: "Devastata dal dolore. E lui fa ancora del male"

Maria Sirica: "Commemorare Davide? No, resto sola nel mio lutto. Lo ricordo lavorando nel nostro bar, per cui lui ha dato la vita". Sulla causa allo Stato: "Voglio solo che certe tragedie non si ripetano"

Norbert Feher oggi ha 41 anni. Accanto, Maria Sirica, vedova di Davide Fabbri

Norbert Feher oggi ha 41 anni. Accanto, Maria Sirica, vedova di Davide Fabbri

Bologna, 1 aprile 2023 – Sei anni. Sei anni da quando Igor Vaclavic detto il russo, falsa identità del serbo Norbert Feher, varcò la soglia del bar di Davide Fabbri alla Riccardina di Budrio. Erano da poco passate le 21.30. Igor imbracciava un fucile, voleva rapinare il bar. Fabbri reagì strappandoglielo di mano e il resto è tristemente noto: il serbo oggi quarantunenne estrasse la pistola che teneva nascosta e sparò a Fabbri, uccidendolo.

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Poi fuggì, per continuare a seminare terrore prima nel Ferrarese, dove una settimana dopo uccise Valerio Verri e ferì gravemente Marco Ravaglia; poi in Spagna, dove mieté altre tre vittime prima di essere arrestato e dove tuttora, dalla cella d’isolamento del carcere di Madrid, terrorizza poliziotti e funzionari aggredendoli con armi di fortuna che si costruisce con quello che trova. E c’è chi a ogni nuova notizia sulle vicende del serbo sobbalza. Allora nella ferita sempre aperta il sangue scorre ancora più copioso.

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Maria Sirica, Igor continua a fare paura dal carcere: di recente ha ferito un altro agente. Lo ha saputo?

"Dopo avere letto l’articolo sul Carlino mi sono infuriata – risponde da dietro il bancone del bar della Riccardina la vedova di Davide Fabbri –. Da qualche tempo mi sento sull’orlo del crollo: tanti anni di dolore, portare avanti bar e bottega da sola perché gli affari non vanno abbastanza bene da potersi permettere un aiuto (il padre di Davide, Franco Fabbri, è morto nel 2021 a 88 anni: un malore lo ha colto proprio nel suo bar, ndr )... Poi leggo che lui in Spagna fa ancora certe cose. Penso che la legge dovrebbe essere più severa. Perché deve esistere una persona come lui e mio marito no? Perché deve continuare a seminare sofferenze, dopo tutto quello che abbiamo passato noi?".

Igor è in Spagna, ma tempo fa pensava all’estradizione. Cosa ne pensa?

"Qui non lo voglio mai più. Ho paura esca dal carcere, un giorno. Continua a ferire persone dopo quasi sei anni in cella: cosa ci si può aspettare da lui? Non cambierà mai".

Tante volte lei ha detto di sentirsi abbandonata dalle istituzioni. È stato fatto qualche passo avanti?

"No. Sono sola, accanto ho solo mia sorella e i miei fratelli, i clienti, gli amici che mi vogliono bene. Nessuna istituzione. Ma forse è meglio: sei anni fa non ci sono stati, ora è tardi".

È arrabbiata?

"Molto, ogni giorno. Proprio oggi (ieri, ndr ) ho litigato con un cliente. Diceva che se Davide non avesse reagito alla rapina sarebbe ancora vivo. Come se fosse stata colpa sua. Non ci ho visto più. Mio marito era una brava persona, non meritava quella fine. Così mi sono sfogata: gli ho urlato che la colpa della morte di Davide è di Igor, ma anche dello Stato".

Stato che lei, con il suo avvocato Giorgio Bacchelli, ha citato in giudizio per non avere eseguito i provvedimenti di espulsione per Feher antecedenti agli omicidi, chiedendo anche un risarcimento.

"Sì, spero che otterremo giustizia almeno su quel fronte. Abbiamo chiesto un risarcimento, sì, ma non c’è denaro che potrà mai restituirmi Davide. Quello che vorrei davvero è che mancanze così non esistessero più, che altre famiglie non dovessero patire quello che stiamo vivendo io, la famiglia di Valerio Verri, Marco Ravaglia. Invece temo che in Italia ci siano tanti altri Igor, che potrebbero colpire come ha fatto lui. La legge deve essere fatta rispettare".

Oggi sono sei anni che Davide non c’è più. Un anniversario dolorosissimo.

"Io sto male tutti i giorni, anche se quello dell’anniversario forse un poco peggio. Perché penso che Davide sei anni fa a quest’ora era vivo e poi, all’improvviso, non lo era più".

Ci sarà un evento per commemorarlo?

"No, starò sola con il mio dolore, come faccio del resto tutti i giorni da allora. Starò qui, nel nostro bar. Nel bar per cui mio marito ha dato la vita. Lavorare è l’unico modo che ho per aggrapparmi a qualcosa e non perdermi nei miei pensieri, che fanno male".

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