Il coraggio della gente di Medicina "Per piangere c’è tempo: ora si lavora"

La Bassa ancora fatica a riemergere dalle esondazioni dell’Idice, che hanno messo in ginocchio i territori. I residenti sono tutti in salvo. L’impegno della Protezione civile per non fare espandere gli allagamenti.

Il coraggio della gente di Medicina  "Per piangere c’è tempo: ora si lavora"

Il coraggio della gente di Medicina "Per piangere c’è tempo: ora si lavora"

di Zoe Pederzini

Gli specchi di acqua esondata che si erano appena ritirati dalle campagne della Bassa, soprattutto di Medicina, sono riapparsi: questa volta più putridi, più fangosi, più carichi di detriti. Una delle frazioni più colpite, anche questa volta, è la frazione di sant’Antonio di Medicina, stretta fra i sesti (alto e basso), i canali di bonifica dell’Idice ed affluenti. Ma come il 2 maggio scorso anche ieri i residenti erano lì, a dragarsi l’acqua con pompe e metodi ‘di fortuna’ perché per la propria terra la si dragherebbe anche con le mani se fosse possibile. Questa volta l’acqua ha inondato campi già fradici con ancora più violenza.

"Sembrava una mareggiata. L’acqua è arrivata e cresciuta a notte fonda, in pochissimi minuti – raccontano i residenti delle case vicine al sesto basso –. La paura era tanta perché ci siamo resi conto subito che era più grave dell’esondazione dei giorni scorsi. Siamo saliti ai piani superiori, non abbiamo dormito, abbiamo vegliato dalle finestre i nostri giardini, i nostri terreni. Al mattino l’acqua era arrivata quasi a coprire le finestre dei piani terra. Ma noi stiamo qui. Arriveranno ad aiutarci? Lo speriamo. Ma ogni minuto che stiamo fermi a piangerci addosso è un minuto perso. Ci sarà tempo per piangere di quello che è stato e non è questo". A poche case di distanza Maria Barbetta guarda i suoi mobili del piano terra galleggiare quasi come se volessero scappare dall’acqua che allaga la casa. "Con le scorse piogge l’acqua non era arrivata fino alle nostre abitazioni. Questa volta non abbiamo avuto scampo, ma oltre al dolore di vedere i propri ricordi sparire così chi ci pagherà questi danni? Io avevo appena rifatto la cucina e in un attimo siamo inermi, confinati al piano superiore mentre tutto quello che c’è sotto di noi va al macero. Oltre allo spavento c’è la rabbia per quanto successo, ma anche la speranza che il futuro sarà migliore".

Medicina è stata duramente colpita in questi giorni. Le acque sono tornate e hanno quasi del tutto cancellato le villette già inondate dall’esondazione del Gaiana del 3 maggio: dove c’erano tetti ora ci sono solo alcuni camini che sembrano cercare ossigeno in una palude putrida. Sono state colpite ed evacuate anche le frazioni di Portonovo, Buda e Fiorentina dove grazie all’intervento dei soccorsi e dei carabinieri tutti i residenti sono stati tratti in salvo. E adesso la Protezione civile è al lavoro per evitare che altre zone finiscano sott’acqua. Migliaia gli sfollati anche a Molinella, da Selva Malvezzi e San Martino in Argine, e a Budrio (da Riccardina, Vigorso, Vedrana), dove si sta cercando di far tornare a casa le persone evacuate in via precauzionale.

La colpa, se così si può dire, è anche in questo caso dell’Idice che ha rotto gli argini in vari tratti che lambiscono le frazioni di questi comuni e che, nella mattinata di mercoledì, si è addirittura portato via il ponte della Motta. In un secondo è collassato nell’acqua senza per fortuna coinvolgere persone. Sono immagini, situazioni, dolori che difficilmente verranno dimenticati e che, anzi, dovranno essere ricordati. E se anche in queste tragedie c’è qualcosa di buono è, senza dubbio, l’umanità negli occhi di tutte queste persone. Un’umanità candida in cui credere quando la solidarietà di chi vuole aiutare diventa concreta, sporca davvero le mani, ma anche l’umanità emotiva di chi continua a sorridere anche mentre una lacrima gli scende sul viso perché ha perso tutto. La forza di queste persone è da imparare e ricordare. Devono essere esempi da seguire anche quando tornerà il sole.

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