Il dolore del padre: "Perdonare? No, non riesco"

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"Perdonare? Farlo vorrebbe dire sorvolare su quanto accaduto quella maledetta mattina in cui lui mi strappò per sempre mia figlia. E io non ci riesco". Stringe tra le mani le 23 pagine di sentenza, Vincenzo Gualzetti (foto). "Una grande sentenza – inizia il papà di Chiara –, fatta bene, dettagliata, con pochi precedenti. Certo, fa molto male leggere il disprezzo, la cattiveria, i testi dei messaggi inviati subito dopo avere ucciso mia figlia. Sentire quelle espressioni come ’non moriva mai’ oppure che zoppicava perché si era rotto un piede per i calci inferti alla mia povera Chiara è terribile. Ma andiamo avanti". I 16 anni e 4 mesi sono pochi? Secca la risposta: "E’ la legge che lo prevede, c’è l’attenuante della minore età che insieme ad un gruppo di genitori in tutta Italia stiamo cercando di cambiare. Il giudice è partito dal massimo della pena, poi ridotta di un terzo per il rito abbreviato. La sentenza, ripeto, ha pochi precedenti". Non dimentica il lavoro messo in piedi dagli inquirenti fin dai primi momenti: "I carabinieri, la Procura dei minori, il tribunale – prosegue –, tutti hanno fatto il massimo. E per questo li ringrazio perché anche loro sono genitori, padri e madri di famiglia. Non si sono lasciati sfuggire niente fin dal primo giorno". L’imputato, mai citato da Vincenzo per nome, "ritenuto socialmente pericoloso, ha fatto di tutto per passare per matto ma cinque perizie lo hanno definito pienamente capace di intendere e volere. Basta ora con questa storia". Chiara, chiude il suo papà, "è dentro di me dalla mattina quando apro gli occhi fino a sera quando li richiudo. Il suo abbraccio mi manca tremendamente". Un commento alla sentenza è arrivato anche dall’avvocato Giovanni Annunziata, difensore dei Gualzetti: "Un lavoro puntuale e di pregio dal punto vista giuridico, che ci soddisfa".

n.b.

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