Il terrorismo e quei fantasmi del passato

Alessandra

Servidori*

E infine, nel 2003, l’agente della Polfer Emanuele Petri sul terno Roma-Firenze. Propaganda armata, attacco al cuore dello stato, guerra civile le loro parole d’ordine, condite con proiettili di P38. E non dimentichiamo che l’aggressività delle Br si è espressa man mano, in un crescendo di agguati e di vittime. Il finto folklore dei quattro trapper indagati a cui loro addebitano le loro performance, per chi ha vissuto il dramma dei propri familiari uccisi, non sono interpretazioni di aspetti casuali del terrorismo. Ci interroghiamo giustamente sulla pericolosità dei fatti, al di là della percezione soggettiva, sulla indecenza di simili manifestazioni piuttosto che alla nostra emozione che comunque ci riporta ai periodi più inquietanti e dolorosi che sicuramente non rappresentano inganni della memoria. Violenza politica e terrorismo sono capaci di radicarsi nel tessuto sociale del nostro Paese: recentemente le ‘Brigate grilline invocate dal Movimento 5 Stelle come formazione politica, una terminologia delirante che richiama nei fatti la lotta armata, ha prodotto un blando sconcerto negli italiani ormai sottoposti a una violenza nella competizione politica quotidiana da non sottovalutare, nonostante i richiami più volti invocati del Presidente Mattarella. Folklore e goliardia non prendono il sopravvento sulle motivazioni politiche, che sono gravissime: sono molto rilevanti le invettive contro le forze dell’ordine, il delitto Moro, i mezzi perseguiti per fare violenta propaganda.Tutti strumenti che servono scardinare la nostra democrazia. Dobbiamo chiedere con determinazione alle forze politiche più attenzione a fatti come questi, e un’analisi più approfondita e attenta. Poiché anche oggi, di fronte a certi fenomeni, registriamo che non basta alzare la guardia.

*Docente di Diritto del lavoro

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