Imbarazzo a Marzabotto: "La candidata a sindaco è nipote di un boss". Ma lei: fango su di me

Libera solleva il caso e rincara: "Il marito condannato per usura". Maria Francesca Carbonaro scelta per guidare la civica di centrodestra.

Imbarazzo a Marzabotto: "La candidata a sindaco è nipote di un boss". Ma lei: fango su di me

Imbarazzo a Marzabotto: "La candidata a sindaco è nipote di un boss". Ma lei: fango su di me

di Federica Orlandi

MARZABOTTO (Bologna)

L’ombra nera di un legame con la ’ndrangheta calabrese. Mancano poche settimane alle elezioni del nuovo sindaco di Marzabotto, paesino dell’Appennino bolognese tristemente noto per l’eccidio di Monte Sole, nel 1944. Proprio lì, un velo cupo si stende sulla corsa alla poltrona di primo cittadino. A lanciare l’allarme è l’associazione antimafia Libera Bologna. Lo fa segnalando "una preoccupante situazione riguardante la candidata sindaca della lista Marzabotto Civica, Maria Francesca Carbonaro", già consigliera comunale di centrodestra dello stesso Comune ora guidato dalla sindaca di centrosinistra Valentina Cuppi (che corre per il bis).

Libera spiega infatti come Carbonaro sia la "nipote diretta (figlia di una sorella) dello storico boss della ‘ndrangheta Antonio Cordì, detto ‘u ragioneri’, condannato all’ergastolo e arrestato da latitante a fine anni ‘90". Cordì è morto nel 2005.

Carbonaro, prosegue Libera, "ha specificato che si tratta soltanto di un prozio", ma i suoi "legami familiari preoccupanti toccano anche il marito Franco Maiorana, coinvolto nell’indagine ‘Shark’ contro la cosca dei Cordì con la contestazione del reato di usura, ipotesi confermata in primo e secondo grado con la condanna a due anni di reclusione, con i giudici che nella sentenza di appello rilevano i ‘buoni rapporti con i Cordì’ di Maiorana". Oltre a questo, insiste l’associazione, "suo padre, Luciano Carbonaro, è citato da un collaboratore di giustizia nelle carte dell’indagine ‘Euroscuola’ del 2017"; il collaboratore "racconta di dialoghi tra Carbonaro (comunque non indagato né imputato), la famiglia Maiorana e il clan dei Cordì su affari legati alla costruzione di scuole e a candidati da far eleggere alle amministrative di metà anni 2000 in Calabria".

"Ma mio marito è stato assolto, perché il fatto non sussiste", tuona ora la candidata: l’accusa, nell’indagine ’Shark’ (da squalo, come in slang americano vengono indicati gli usurai), era di attività finanziaria abusiva aggravata dal fatto di averla condotta con intimidazioni derivanti dalla sua vicinanza e frequentazione di soggetti appartenenti alla cosca Cordì.

"Quando la paura di perdere le elezioni acceca la mente e non resta che giocare sporco per infangare l’avversario, accade questo – prosegue Carbonaro –. Noi abbiamo presentato una lista con contenuti consistenti ed evidentemente questo fa paura. Perciò si lancia fango su di me e sulla mia famiglia. Ma la mia fedina penale è pulita, non sono mai stata neppure denunciata: quanti altri, tra i candidati a sindaco e consiglieri a Marzabotto, possono dire lo stesso?". Sui suoi legami con la ’ndrina dei Cordì rilancia: "Per me parlano i fatti: nessuna sentenza ha mai stabilito legami con la ’ndrangheta miei, di mio marito, dei miei genitori, dei miei zii da parte di padre e madre, di mio nonno se è per questo. Ma come possono i pronipoti rispondere per colpe di prozii? Mi chiedo perché questo accanimento sia riservato solo a me: Libera si batte contro le ingiustizie, ma stavolta l’ingiustizia è stata fatta a me. Presenterò querela per diffamazione aggravata". Carbonaro ci tiene a specificare: "Da quindici anni Marzabotto mi ha accolta a braccia aperte: qui ho cercato di ripartire con la mia famiglia dopo la vicenda che ha coinvolto mio marito, a testa bassa e con umiltà. Saremmo dovuti restare in Calabria, in quel clima? Abbiamo scelto il riscatto sociale".

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