Kebab, quando il cibo diventa un business

Vacchi lancia la catena Kebhouze. E sotto le Due Torri la caffetteria Al Salam si avvia a una nuova vita e al cambio del nome

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di Benedetta Cucci

"Kebab is the new black". Non c’è dubbio, Gianluca Vacchi deve aver pensato questo quando un gruppo di ragazzi gli ha proposto un business attorno al piatto cult della cucina turca. Detto fatto: è nato "Kebhouze", food brand che vede investitore il bolognesissimo re dei social, che sugli affari ha un Dna certificato e per di più ci mette la faccia, avendo già prodotto una serie di piccoli video per Instagram assieme a Keb, un pupazzone dalla faccia rossa e occhi gialli e blu con cui condivide le gag, l’altro "partner in crime". In effetti la carne mediorientale che gira (Doener significa girare) e che anche Bologna ben conosce, avendo alcune destinazioni garantite, è da un po’ di anni un grande trend del fast food, che travalica il mondo veloce ed economico del popolo studentesco.

E se un bolognese famoso internazionalmente (con i suoi oltre 41 milioni di follower nel cyberspazio) decide di fondare un regno della carne di pecora che gira sullo spiedo verticale, aprendo da dicembre i primi cinque negozi a Roma e Milano e pensando l’espansione all’estero, un altro bolognese appassionato di cibo e format come Lorenzo Costa, sta per rilanciare la pietra miliare delle shawarmerie all’ombra delle Due Torri. Dopo ’Oltre’, ’Sentaku’, ’Nasty’ e ’Ahimè’, il giovane imprenditore e innovatore ha deciso di appoggiare Omar e Luay Shihadeh nella riapertura di Al Salam, la caffetteria di via Centotrecento 24, primo ristorante palestinese d’Italia, che loro padre, il signor Jamil, fondò nel 1991 nella via in zona universitaria, riconvertendo – si può ben dire – un ex bar latteria, nel piccolo tempio di falafel e kebab. La nuova vita di Al Salam si chiamerà ’Ciao Kebab’, inizierà tra un paio di settimane e la bella notizia è che non diverrà un’esperienza gourmet, come si potrebbe pensare di questi tempi: rimarrà esattamente la caffetteria di sempre, semplice e accogliente, dove gustare le mitiche polpettine di ceci (la svolta epica per i vegetariani, negli anni Novanta, quando di veg c’era ben poco), l’hummus, la carne speziata sul girarrosto. L’unica aggiunta sarà la proposta di bevande, perché si troveranno birre artigianali e vini naturali.

Gira già un logo (sembra uno sticker, altra grande passione di Costa il mondo degli autoadesivi) di ’Ciao’, che vede il volto del signor Jamal (scomparso purtroppo a fine settembre) stilizzato in un disegno in rosso. ’Ciao Jamal’, viene da pensare, ’tu’ che hai portato a Bologna questa nuova esperienza gastronomica che ha ispirato altri posti come ’Babilonia’ in via Pratello, con i suoi kebab preparati tutta la notte e ’Beirut snack’ in via delle Moline. E ora che l’università si sta ripopolando e il popolo dei tiratardi, tra disco e osterie, sta tornando alla dolce vita, gli approvvigionamenti veloci ma appetitosi e per di più di gran moda, sono garantiti.

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