"La candidata sindaca è nipote di un boss"

Bufera a Marzabotto. L’associazione Libera: "’Ndrangheta, preoccupanti i legami familiari di Maria Francesca Carbonaro"

"La candidata sindaca è nipote di un boss"

"La candidata sindaca è nipote di un boss"

Un’ombra di dubbio si stende sulla candidatura a sindaco di Marzabotto di Maria Francesca Carbonaro (Marzabotto civica), già consigliera comunale di centrodestra in Comune dal 2014 al 2019: l’associazione antimafia Libera, in vista delle elezioni comunali a Marzabotto, ha infatti segnalato"una preoccupante situazione" riguardante la candidata e legata in particolare al processo contro la ‘ndrangheta ‘Shark’. Carbonaro infatti "è la nipote diretta (figlia di una sorella) dello storico boss della ‘ndrangheta Antonio Cordì, detto ‘u ragioneri (il ragioniere)’, condannato all’ergastolo e arrestato da latitante a fine anni ‘90". Solo un prozio, ma "i suoi legami familiari preoccupanti toccano anche il marito Franco Maiorana, coinvolto nella stessa indagine ‘Shark’ contro la cosca dei Cordì con la contestazione del reato di usura, ipotesi confermata in primo e secondo grado con la condanna a due anni di reclusione, con i giudici che nella sentenza di appello rilevano i ‘buoni rapporti con i Cordì’ di Maiorana". Oltre a questo, insiste l’associazione Libera, "le relazioni pericolose che riguardano la famiglia della candidata toccano anche il padre Luciano, per le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia nelle carte dell’indagine ‘Euroscuola’ del 2017" che riportavano di dialoghi tra lui, la famiglia Maiorana e il clan dei Cordì "sulla costruzione di scuole e candidati da far eleggere alle amministrative di metà degli anni 2000", anche se Carbonaro non fu mai indagato né imputato.

Ferrea la replica della candidata: "Questo accade quando la paura di perdere le elezioni ti acceca la mente e non ti resta che giocare sporco per infangare l’avversario. Si parla di fuga di notizie, dopo 15 anni, e si paventa uno scoop con dicerie e articoli che riportano frammenti di indagini. Le sentenze favorevoli dei tribunali parlano chiaro. E chi può dire, tra i candidati a sindaco e consiglieri a Marzabotto, di non avere mai avuto denunce o peggio condanne penali? Io sì, posso affermare a testa alta che la mia fedina penale è pulita. A volte bisogna aspettare un po’ per dimostrare la propria estraneità ai fatti, come è successo a mio marito nel 2012 e non basta una vita di correttezza morale e professionale a dimostrarlo. Ho consegnato il mio futuro anche ai lavori più umili, avevo voglia di (ri)cominciare una storia di pace interiore e riscatto sociale".

f. o.

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