La sostenibilità dei rifiuti dalle ceneri di Copalc

Dal fallimento del consorzio è nata Bo-Link, una società per il riciclo degli scarti. Daniele Passini: "Lavoriamo 36mila tonnellate di materiale di 1.500 imprese".

La sostenibilità dei rifiuti dalle ceneri di Copalc

La sostenibilità dei rifiuti dalle ceneri di Copalc

Una storia di riscatto, nata da una delle vicende più dolorose del mondo cooperativo, ovvero il crac di Copalc, maxi-consorzio edile fallito nel 2013. Dalle ceneri di quella esperienza, infatti, è nato Bo-Link, società con sede a Minerbio che ha saputo farsi largo nel business del trattamento rifiuti, puntando forte sulla sostenibilità. Una rivoluzione che vede in prima linea Daniele Passini, già presidente di Saca e di Confcooperative Bologna, che ha operato al meglio per reimpiegare i dipendenti provenienti dal fallimento.

Passini, cominciamo dall’inizio. Come nasce Bo-Link?

"Undici anni fa, quando il Copalc è fallito, alcune coop che ne facevano parte si sono messe insieme e, con un capitale sociale abbastanza residuo, hanno acquistato una piattaforma di gestione per il riciclo di rifiuti industriali, immaginando che potesse essere un ramo destinato a crescere in futuro. Allora, non era facile per chi lavorava al Copalc trovare un nuovo impiego: geometri, ingegneri e architetti non sapevano spesso dove ricollocarsi. Diciamo che abbiamo ’inventato’ quei posti di lavoro, facendo in modo che la società potesse avere un risultato economico tale da camminare con le proprie gambe. Con determinazione e un po’ di fortuna ce l’abbiamo fatta".

Quante persone avete reimpiegato?

"Erano fuori una quindicina di professionisti, li abbiamo messi tutti a lavorare. Nel tempo, alcuni sono andati in pensione, altri hanno trovato un altro impiego, ma è stata una bella operazione per non lasciare a casa persone che erano state espulse dal mercato del lavoro".

Ci racconta cosa fa Bo-Link?

"L’azienda lavora 36mila tonnellate di rifiuti, da Minerbio, in mezzo alla Pianura padana, siamo diventati punto di riferimento di 1.500 imprese agricole che vengono a conferire gli scarti da tutta la città metropolitana".

In che modo l’azienda punta sulla sostenibilità?

"È il nostro fiore all’occhiello. L’azienda è completamente carbon free: è stato elettrificato tutto quello che si poteva rendere a impatto zero, come presse, ragni che lavorano i rifiuti, nastri trasportatori. Abbiamo puntato su un impianto fotovoltaico da 150 kw, produciamo energia e l’autoconsumo è alto, i dipendenti sono 28 in questo momento e il fatturato supera i 4 milioni di euro. Le prospettive sono molto buone, il prossimo traguardo è produrre idrogeno dai rifiuti, ci sono già piattaforme simili che lo fanno. Da un pasticcio come il Copalc, insomma, è nato qualcosa di interessante".

Andrea Bonzi

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