La Violetta del soprano Markovà "Una versione moderna e vivace"

Il soprano Zuzana Marková è oggi una delle protagoniste più richieste per La traviata di Verdi. Nativa di Praga, ha sposato il direttore d’orchestra Giacomo Sagripanti, impegnato in questi stessi giorni anch’egli con La traviata, al Teatro Petruzzelli di Bari. È dunque molto legata all’Italia, e a Bologna in particolare. "È un vero piacere tornare nella vostra città, che mi piace davvero tanto, e che ho avuto la possibilità di conoscere bene quando, 12 anni fa, frequentai la Scuola dell’Opera del Comunale, dove ho completato la mia formazione artistica. E sono felicissima di tornare a Bologna presentando uno dei miei ruoli preferiti: ho debuttato Violetta a Marsiglia nel 2014, e questa è ormai la mia 13ª produzione. Sento il ruolo molto mio, perché oltre alla tecnica vocale richiede tanto sul lato dell’interpretazione: se Violetta non ‘vive’ sulla scena, resta un personaggio incompleto, a differenza di altri che possono risolversi nel solo canto".

Il vecchio detto che per cantare ’La traviata’ ci vorrebbero 3 diversi soprani, uno per atto, è un’esagerazione?

"È vero che nei tre atti cambia la vocalità del personaggio: più leggera nel primo, liricamente appassionata nel secondo e da eroina tragica nel terzo, dove più che la vocalista è necessaria l’attrice. Ma è anche vero che il tutto deve essere collegato, in una evoluzione stilisticamente naturale: non si può cantare il primo atto da sopranino leggero (cosa che peraltro non sono) e sfoggiare profonde note di petto nel finale (che altrettanto non sentirei mie). Così come evolve il personaggio nel corso dell’opera, altrettanto evolve la sua vocalità, ma senza fratture. E poi oggi tutti i soprani – forse più di quanto avveniva nel secolo scorso – sanno padroneggiare quella dose di agilità che serve nel primo atto".

Lo spettacolo bolognese è cambiato nel passaggio dal palcoscenico del Comunale originariamente previsto a quello dell’EuropAuditorium?

"Certamente sì. Quella che vedrete è una Violetta abbastanza moderna: una danzatrice di burlesque che finisce scandalisticamente sui giornali quando si mette insieme al figlio di una persona politicamente ‘in vista’. Ma tutto è molto ‘pulito’, senza cose strane e – per me molto importante – i rapporti sociali originali fra i vari personaggi vengono preservati. Non ci sono quei controsensi drammaturgici che si vedono spesso nelle regie di oggi, e spero dunque che il pubblico possa gradire fino in fondo questa nostra nuova produzione".

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