L’amarezza di Lorenzo Biagi: "Mi indigno per quanto è accaduto e per chi lo ha permesso"

Il figlio di Marco, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Br: "Ragazzi da condannare. E chi li ha fatti cantare?". E poi, la stoccata alle istituzioni: "Da loro mi aspetterei una riprovazione generale. La politica non si divida"

Bologna, 26 novembre 2022 - "Di fronte a fatti come questi ci si dovrebbe indignare tutti. Mi aspetterei un’ondata di indignazione generale". Lorenzo Biagi, figlio di Marco, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate rosse il 19 marzo 2002, accoglie "ovviamente con soddisfazione" la notizia che i membri della band musicale ‘P38-La Gang’ – che durante i concerti portava sul palco bandiere delle Br e cantava brani con espliciti riferimenti al gruppo terrorista – sono indagati per istigazione a delinquere. Ma, afferma, "non basta che si indigni un figlio di Marco Biagi".

Band che inneggia alla Br: indagati i quattro componenti

Lorenzo Biagi, figlio di Marco, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Nuove Br
Lorenzo Biagi, figlio di Marco, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Nuove Br

Non sente abbastanza attenzione per certe vicende?

"Dico che su fatti come questo sarebbe necessaria una condanna più netta da parte di tutti. A partire dalle istituzioni, dalla politica".

Chiede ai politici di alzare la voce?

"Non solo. Ma anche di reagire con compattezza, senza divisioni fra schieramenti di cui non capisco davvero il senso".

Invece?

"Noto sempre i soliti distinguo di parte, fra ‘rimproveri’ alla parte opposta di non avere condannato subito, o non con le modalità giuste. Dico invece che la politica, di fronte ad accadimenti come questo, dovrebbe rispondere unita".

Che cosa pensa di questo passo avanti nelle indagini?

"Ne penso bene, ovviamente. E la cosa non mi sorprende. Ma sono ancora in corso accertamenti ed è quindi troppo troppo presto per dare un giudizio definitivo. Di certo, quei ragazzi sono senz’altro da condannare per i loro comportamenti, i loro atteggiamenti. Chi più di me può dirlo? Però...".

Però? Che cosa non la convince?

"Ripeto, ben venga che i componenti della band siano stati identificati e indagati. È sacrosanto, un’ottima notizia. Ma c’è una cosa che mi chiedo".

Quale?

"Questo gruppo suonava in giro per l’Italia da anni. Perché gli è stato consentito di esibirsi nei locali, perché gli è stato permesso di farlo da chi era perfettamente a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto durante i loro concerti? Arrivo a dire che i ragazzi sono da condannare, ma ancora di più chi ha permesso che si esibissero".

Lei si chiede perché. Si è dato una risposta?

"Purtroppo ci sono ancora simpatie per certi ambienti. C’è un sottobosco che esiste e di cui vorrei capire le ragioni".

È un appello a non abbassare la guardia?

"La guardia va tenuta alta. Perché a maggior ragione in momenti come questo, fra crisi economica e, purtroppo, enormi tensioni sociali, certi messaggi possono essere pericolosi. E la condanna,generale, dovrebbe essere ancora più compatta e decisa".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro