MASSIMO PANDOLFI
Cronaca

Legge sul fine vita. Emilia-Romagna, è l’ora. Democratici divisi. Se si vota vince il no

La proposta di Cappato arriva il 13 febbraio in Consiglio Regionale. È la prima volta dopo il Veneto: ecco come sono schierate le coalizioni. Bonaccini e Petitti: "Noi siamo per il sì, ma c’è libertà di coscienza"

Consiglio regionale in via Aldo Moro a Bologna: i favorevoli e i contrari sulla legge del fine vita

Consiglio regionale in via Aldo Moro a Bologna: i favorevoli e i contrari sulla legge del fine vita

Bologna, 2 febbraio 2024 – Il 16 gennaio, in Veneto, è successo un Quarantotto: non è passata la cosiddetta legge Cappato sul fine vita che regolamenta il suicidio medicalmente assistito. Si è lamentato il governatore leghista Zaia che era per il sì e che è stato ‘tradito’ da suoi compagni di coalizione, si è lamentato il Pd che ha minacciato le purghe e messo alla berlina la consigliera regionale Anna Maria Bigon: la sua astensione ha portato alla bocciatura della proposta, visto che ha vinto il no per un voto. Voto che ha spaccato destra, sinistra, centro e cuori di tanti politici.

Ora la palla passa (seconda regione in Italia) all’Emilia Romagna. Il 13 febbraio il pacchetto arriva in via Aldo Moro, in consiglio regionale; arriva per forza, dopo che la scorsa estate sono state raggiunte e superate in venti giorni le 5mila firme della proposta di legge Cappato.

Cosa succederà a Bologna? Prima di fare la conta, va chiarita una cosa: il 13 febbraio non si vota. La legge Cappato è all’ordine del giorno del Consiglio Regionale, che però la girerà alla quarta Commissione, quella della Sanità, e lì inizierà la discussione. Ci vorrà, anche correndo, minimo un mesetto. Le possibilità di modificare ed emendare la proposta di legge Cappato sono praticamente nulle. La quarta Commissione è presieduta da Ottavia Soncini, e la sua vice è Francesca Meletti: entrambe Pd, entrambe cattoliche, entrambe contrarie alla legge. Almeno altri tre democratici al momento sarebbero per il no: Stefano Paruolo, Gian Luigi Molinari e Manuela Rontini.

Questo voto è, e sarà, un puzzle. Se uno pensa che sul fine vita il centrosinistra sia per forza a favore e il centrodestra per forza è contro, rischia di fare un errore di valutazione. O meglio: se in Regione nei numeri la maggioranza di centrosinistra vince 29-21 contro il centrodestra, sul fine vita la conta può ribaltarsi, fermo restando che lo zoccolo duro per il sì è di centrosinistra e per il no di centrodestra.

Da settimane, e ancora di più dal 16 gennaio, si discute di ciò nelle segrete stanze del Palazzo.

Il governatore Stefano Bonaccini si è espresso così: "Dobbiamo evitare delle discussioni da bar e da teatrino della politica. Io sono assolutamente per il sì, ma ho rispetto per chi, anche nel Pd, la pensa diversamente da me". La stessa cosa ha ribadito ieri la presidente dell’assemblea Legislativa, Emma Petitti: "Sono a favore, ma ci sono sensibilità diverse all’interno del mio partito".

I due numeri uno del Pd in Regione sono per il sì, ma facendo la conta degli altri 48 consiglieri, il risultato cambia. Al momento la posizione di Bonaccini e Petitti è minoritaria nel parlamentino regionale: la stessa cosa capitata, a partiti invertiti, in Veneto con Zaia.

Ecco perché Bonaccini non ha per nulla fretta di accelerare l’iter e anzi fa e farà di tutto perché si arrivi al voto in Consiglio dopo le elezioni di giugno.

Nella maggioranza che governa la Regione, oltre ai cinque Pd, sarebbero contrari alle legge anche due consigliere su tre di Italia Viva, Giulia Pigoni e Pasquale Gerace, così come Stefania Bondavalli di ‘Bonaccini presidente’.

I dubbi, naturalmente, continuano a lacerare le coscienze di molti. E anche nel centrodestra ci sono dei mal di pancia, soprattutto in casa Lega. Due consiglieri su 14 della Lega (Massimiliano Pompignoli e Gabriele Delmonte) sarebbero infatti per il sì.

Facendo le somme: oggi vincerebbe il no alla legge per 27 a 23. Ma ci si si può astenere, si può non presentarsi in aula, si può cambiare idea. "Però su temi come questo, se c’è coscienza, non si può cambiare idea" dice Valentina Castaldini di Forza Italia, paladina del ‘No’.