ROBERTA DELLA MAGGESA
Cronaca

L’oro di Salis: "È stata più dura delle Olimpiadi"

La neosindaca di Genova: "La politica è spietata"

La neosindaca di Genova: "La politica è spietata"

La neosindaca di Genova: "La politica è spietata"

Dieci titoli italiani e due Olimpiadi con la tuta azzurra sbiadiscono di fronte al sorriso che Silvia Salis sfodera. Ex lanciatrice di martello. Vicepresidente del Coni a soli 35 anni. Una nata per vincere, verrebbe da dire. E questa volta la ragazza di Sturla la medaglia d’oro se la porta a casa davvero. Sindaco di una città di oltre mezzo milione di abitanti, conquistata al primo turno con una campagna elettorale di quelle vecchio stampo – quartieri battuti palmo a palmo, centinaia di migliaia di strette di mano – e rosicchiata giorno dopo giorno al centrodestra di Pietro Piciocchi, ex braccio destro dell’attuale presidente di Regione Marco Bucci e sindaco facente funzione.

"Dedico la vittoria a mio padre, avrebbe detto che è orgoglioso di me". Sono le prime parole che la nuova inquilina di Palazzo Tursi sceglie per rompere il ghiaccio con la stampa, il figlioletto in braccio (foto in alto). Salis, a differenza di quanto successo allo spezzino Andrea Orlando – scivolato sette mesi fa a un passo dal traguardo – ha avuto alle spalle un campo largo davvero compatto. Non ci sono state per lei inutili e dannose sbavature da parte di alleati scalpitanti. Come un treno a vapore, la martellista – nessuna tessera di partito in tasca – si è portata dietro i vagoni della coalizione che aveva scricchiolato a ottobre. Ha convinto un bel po’ di genovesi a farsi vivi alle urne – a questa tornata ha votato il 51,9% degli elettori, in netta crescita sia rispetto alle comunali del 2022 sia rispetto alle regionali di ottobre (50,1%) –; ma soprattutto ha sbaragliato gli avversari giocando una partita da consumata professionista della politica proprio sul terreno – quello della comunicazione – sul quale i liguri erano pronti a scommettere che dopo Giovanni Toti potesse esserci soltanto il nulla.

Con Piciocchi non sono state rose e fiori, fin dall’inizio. I due candidati ieri si sono sentiti, molto brevemente. Poche formalità per mettersi d’accorso sul passaggio di consegne. Lui assicura di averle fatto "vivissimi complimenti" e si è preso qualche giorno per riflettere sul futuro. Lei invece non si lascia scappare l’occasione per dire che la sfida è stata "più difficile delle Olimpiadi", perché "nello sport ci sono regole precise – fair play e rispetto dell’avversario – che non ho trovato in questa campagna elettorale".

Davanti al point si brinda, birrette alla mano. E si canta Maledetta Primavera. Più o meno contemporaneamente le segreterie di partito, nazionali e locali, si affrettano a diffondere note di commento per esaltare il caso genovese come modello nazionale. "Il segreto di questa vittoria – tra i primi a parlare l’ex ministro e consigliere regionale del Pd Andrea Orlando – sta tutto in due parole: unità e cambiamento".

Chi incassa il risultato con manifesta soddisfazione è anche Italia Viva, ’estromessa’ dal campo largo in occasione delle regionali per veto imposto dai grillini, e oggi trionfalmente in corsa per il post voto. "Quando presenta candidati credibili, con un ruolo importante del centro e senza veti – dice Raffaella Paita – il centrosinistra vince".