Louise Nevelson e il nero "Contiene tutti i colori"

Alla galleria Spazia personale dedicata alla grande scultrice ucraina . Esposte tre opere monumentali e quindici collages che vanno dal ’73 all’81.

Louise Nevelson e il nero  "Contiene tutti i colori"

Louise Nevelson e il nero "Contiene tutti i colori"

Un grande nome del panorama artistico internazionale per una galleria che, a Bologna, vanta oltre quarant’anni di esperienza. L’artista in questione è Louise Nevelson - scultrice ucraina naturalizzata in America, scomparsa nell’88 – alla quale la Galleria Spazia, con il fattivo contributo della BCC Felsinea, dedica una consistente personale che si è aperta ieri in via dell’Inferno 5. In esposizione tre sculture monumentali e quindici collages che vanno dal ’73 all’81, provenienti dalla Louise Nevelson Foundation di Philadelphia. La scelta dell’artista si pone in linea con quelle che sono le tematiche più ’calde’ di oggi: la guerra in Ucraina, l’attenzione nei confronti della donna e la sostenibilità ambientale, rivelando perciò una figura sorprendentemente anticipatrice dei tempi. Nata nel 1899 vicino a Kiev, Nevelson presto si trasferì con la famiglia nel Maine, per poi spostarsi definitivamente a New York nel 1920. Dopo aver frequentato la scuola del pittore tedesco Hans Hofmann, la scultrice ebbe modo di organizzare finalmente la sua prima personale nella Grande Mela all’inizio degli Anni ’30. Da lì è iniziata la scalata verso il successo – alternata da momenti bui, soprattutto dal punto di vista del mercato – che l’hanno portata ad esporre nei musei più famosi al mondo (MoMa, Tate, Biennali di Venezia, ecc…) e oggi le opere che passano all’asta contano molti zeri.

Il suo linguaggio artistico si distingue per gli ’environments’, delle sculture astratte e monocromatiche create assemblando materiali di recupero, perlopiù di legno. Pertanto, si tratta di un approccio ecologico all’arte inteso a nobilitare e ad attribuire una nuova vita agli scarti. In mostra compaiono tre esemplari neri di queste sculture, in quanto colore d’affezione dell’artista insieme al bianco e all’oro.

Nel libro a cura di Bruno Corà (Skira Editore), è la stessa Nevelson a spiegare la sua passione: "Quando mi sono innamorata del nero, conteneva tutti i colori. Non era una negazione del colore, al contrario, era un’accettazione. Perché il nero comprende tutti i colori. È il colore più aristocratico di tutti. Per me è il massimo". Queste opere sono il frutto di accumulazioni non dettate da una razionale progettazione, ma dal desiderio di trasformare la materia in altro: un concetto che vale anche per i collages.

Un’altra tematica assai rilevante nella ricerca di Nevelson è l’esaltazione della realtà femminile che trova corrispondenza ancora una volta nei materiali primitivi come il legno o la pietra. Spesso l’universo femminile si tramuta nella metafora di una civiltà arcaica annientata dalla violenza e dall’aggressività della cultura maschile. Ecco spiegato il motivo per cui spesso le sue opere sono costituite da accumulazioni di oggetti o segni che sembrano pervasi da un’aurea magica, mitica.

Manuela Valentini

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