Bologna, 8 aprile 2018 - Quando cala la sera, uno alla volta si infilano per il passaggio aperto nella recinzione che costeggia la sede dell’Agenzia delle Entrate. E la città di invisibili di via Marco Polo si anima. La maggior parte sono romeni, alcuni anche con bambini, stando ai racconti di chi li vede entrare e uscire da quel mostro dell’abbandono alto sette piani, eredità del fallimento del consorzio Copalc. Vivono, o meglio sopravvivono lì, tra i ratti che si riproducono tra le erbacce e l’immondizia accumulata.
I più fortunati si sono accaparrati i container del tempo in cui ancora qui c’erano lavori in corso e li hanno adibiti a casa precaria. Gli altri abitano il palazzone, soprattutto i piani più bassi, con le finestre come tanti occhi vuoti utilizzate per stendere i panni. Maglioni laceri e coperte penzolano al vento. Di giorno, qui dentro, non c’è quasi mai nessuno. I dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, però, raccontano di vedere persone spesso uscire dal cantiere la mattina, quando arrivano in ufficio, e rientrare la sera, quando loro staccano.
"Prima si infilavano dentro dal cancello di ferro, ma il vecchio lucchetto è stato sostituito e ora chiude una grossa catena. A volte scavalcano", spiega una dipendente. Adesso però i ‘residenti’ del cantiere hanno rotto una parte della rete, creando un varco più comodo da cui accedere. Più volte in questi anni la municipale è andata e ha sgomberato l’accampamento. Ma, passati un paio di giorni, l’esercito dei disperati è tornato. E tutto è ricominciato da capo. Nelle auto in sosta nel parcheggio dell’Agenzia è capitato più volte che avvenissero furti. Appena due giorni fa l’ultimo, con una macchina ritrovata con il finestrino infranto.
Ma se la microcriminalità è un problema sentito, lo è altrettanto la sicurezza: il palazzo è in stato di abbandono da anni e fuori, nell’area che fu del cantiere, ci sono anche due gru. "Se dovesse succedere qualcosa – spiega il presidente del quartiere Navile Daniele Ara – la responsabilità sarebbe del curatore fallimentare. Per questo mi auguro che venga fatto tutto il necessario per vigilare su questo edificio, con l’auspicio che si riesca a vendere il più presto possibile e recuperare. Dopotutto questa è un’area strategica, vicina all’uscita della tangenziale e a pochi chilometri dal centro". Intanto però, nell’attesa di un possibile nuovo destino per questo scheletro, per tornare a sgomberare il palazzone è prima necessaria la denuncia da parte del curatore fallimentare, "senza la quale la polizia municipale non può muoversi", conclude Ara.
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