NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Bologna, nomadi occupano l'ex cantiere di via Marco Polo

La città degli invisibili nello 'scheletro' eredità del falimento Copalc

Lo ‘scheletro’ di via Marco Polo preso di mira da occupanti abusivi

Lo ‘scheletro’ di via Marco Polo preso di mira da occupanti abusivi

Bologna, 8 aprile 2018 - Quando cala la sera, uno alla volta si infilano per il passaggio aperto nella recinzione che costeggia la sede dell’Agenzia delle Entrate. E la città di invisibili di via Marco Polo si anima. La maggior parte sono romeni, alcuni anche con bambini, stando ai racconti di chi li vede entrare e uscire da quel mostro dell’abbandono alto sette piani, eredità del fallimento del consorzio Copalc. Vivono, o meglio sopravvivono lì, tra i ratti che si riproducono tra le erbacce e l’immondizia accumulata.

I più fortunati si sono accaparrati i container del tempo in cui ancora qui c’erano lavori in corso e li hanno adibiti a casa precaria. Gli altri abitano il palazzone, soprattutto i piani più bassi, con le finestre come tanti occhi vuoti utilizzate per stendere i panni. Maglioni laceri e coperte penzolano al vento. Di giorno, qui dentro, non c’è quasi mai nessuno. I dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, però, raccontano di vedere persone spesso uscire dal cantiere la mattina, quando arrivano in ufficio, e rientrare la sera, quando loro staccano.

"Prima si infilavano dentro dal cancello di ferro, ma il vecchio lucchetto è stato sostituito e ora chiude una grossa catena. A volte scavalcano", spiega una dipendente. Adesso però i ‘residenti’ del cantiere hanno rotto una parte della rete, creando un varco più comodo da cui accedere. Più volte in questi anni la municipale è andata e ha sgomberato l’accampamento. Ma, passati un paio di giorni, l’esercito dei disperati è tornato. E tutto è ricominciato da capo. Nelle auto in sosta nel parcheggio dell’Agenzia è capitato più volte che avvenissero furti. Appena due giorni fa l’ultimo, con una macchina ritrovata con il finestrino infranto.

Ma se la microcriminalità è un problema sentito, lo è altrettanto la sicurezza: il palazzo è in stato di abbandono da anni e fuori, nell’area che fu del cantiere, ci sono anche due gru. "Se dovesse succedere qualcosa – spiega il presidente del quartiere Navile Daniele Ara – la responsabilità sarebbe del curatore fallimentare. Per questo mi auguro che venga fatto tutto il necessario per vigilare su questo edificio, con l’auspicio che si riesca a vendere il più presto possibile e recuperare. Dopotutto questa è un’area strategica, vicina all’uscita della tangenziale e a pochi chilometri dal centro". Intanto però, nell’attesa di un possibile nuovo destino per questo scheletro, per tornare a sgomberare il palazzone è prima necessaria la denuncia da parte del curatore fallimentare, "senza la quale la polizia municipale non può muoversi", conclude Ara.

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