La versione di Matteo Mariotti, morso dallo squalo: “L'odio social è il dolore più grande”

Il ragazzo di Parma è stato oggetto di un servizio delle Iene sull'ondata di odio dopo la polemica della Lucarelli sulla poca trasparenza della raccolta fondi aperta dagli amici

Bologna, 10 gennaio 2024 - Le fauci del web non perdonano, forse meno di quelle di uno squalo: lo sa bene Matteo Mariotti, 20 anni di Parma, che ieri è stato il protagonista di un servizio delle Iene dedicato proprio all’odio mediatico che si è visto piombare addosso dopo essere stato morso da uno squalo in Australia e aver perso la gamba sinistra. “L’odio social mi fa più male della gamba”, ha sintetizzato amaramente Matteo.

L’attacco dello squalo: com’è iniziato tutto

L’inchiesta del programma andato in onda su Italia 1 ha raccontato innanzitutto come è successo tutto. “Ero in Australia e facevo lavori – racconta Matteo dal letto dell’Istituto Rizzoli di Bologna – come impone il permesso di soggiorno australiano, anche molto faticosi, in fattorie e rodei. A dicembre, sul viaggio per spostarmi da una località a un’altra, ricevo la notizia che era morto mio nonno. Col mio amico Tommaso ho deciso di fare un bagno al mare in sua memoria, perché lui mi portava sempre al mare. Però al nord non si possono fare bagni in qualsiasi spiaggia. Sono andato col mio amico Tommaso in una delle pochissime spiaggette consentite, facendo alcune ore di viaggio, proprio perché era consigliata per le famiglie. Però a 15 metri dalla riva ho sentito una fitta alla gamba e mi sono sentito tirare per vari secondi lontano decine di metri”.

Il morso e il video postato sui social

Prosegue Matteo: “Ho subito gridato aiuto e mi sono dimenato, poi però mi sono calmato perché ho capito che era controproducente”. Matteo ha addirittura visto in faccia l’animale e l’ha tenuto distante con le braccia e l’altro piede. Un po’ per la pinna da sub incastrata nelle fauci, un po’ per averlo infastidito, lo squalo a un certo punto ha mollato la presa e ha dato tempo a Matteo di nuotare verso riva, ma aveva già staccato la gamba sinistra. “Mentre nuotavo verso riva, mi sono reso conto di avere ancora la telecamera in mano e l’ho accesa. L’ho fatto perché credevo di non farcela, credevo che lo squalo tornasse e mi uccidesse, e volevo mandare un addio alla mia famiglia e ai miei amici se non mi trovavano più”. Se il video ha fatto in breve tempo il giro del mondo, però ha anche scatenato subito varie polemiche social, dal ‘perché filmi se sei stato morso’ a ‘ben ti sta, hai maltrattato uno squaletto’, riferito ad un video precedente in cui Matteo ha infastidito un piccolo squalo tenendolo fuori dall’acqua per alcuni secondi.

La raccolta fondi e la polemica con Selvaggia Lucarelli

Matteo fortunatamente viene tratto in salvo dall’amico e viene subito operato a Brisbane. I suoi amici aprono sul web una raccolta fondi, che in poco tempo supera i 100mila euro. A questo punto, Selvaggia Lucarelli monta la polemica sulla poca trasparenza della raccolta, raccolta subito da tanti haters sui social, sostenendo che la famiglia di Matteo sia benestante e che le spese sanitarie siano coperte da assicurazione in Australia e gratuite in Italia, dunque non necessaria.

La risposta di Matteo: “Purtroppo serviranno tantissimi soldi”

A ‘Le Iene’ però Matteo spiega come stanno le cose: “La raccolta fondi è stata creata dai miei amici in poco tempo, senza troppe specifiche: l’hanno fatta per solidarietà, senza pensare ai risvolti. Ma le spese purtroppo ci sono state e soprattutto ci saranno: dai biglietti urgenti dei miei parenti per venire in Australia, i loro visti, e poi tutte quelle correlate alle protesi. Quelle standard sono pagate dal servizio sanitario, ma se vorrò una protesi che mi consenta di fare sport o altre attività specifiche come andare in moto, dovrò pagarmela da solo. Ho solo 20 anni e so che quei soldi della raccolta fondi non basteranno minimamente per tutte le protesi e le spese che dovrò affrontare in tutta la mia vita. Non sono un viziato, vorrei solo tornare ad una vita normale”. Il servizio ha poi raccolto testimonianze di altre persone prive di arti che hanno spiegato gli altissimi costi di protesi, anche oltre i 30mila euro.

"Il dolore più grande è l’odio”

Matteo conclude: “Credo che non ci siano paragoni: se il dolore che ho provocato allo squaletto è minimo in rapporto alla vicenda della mia gamba, quest’ultima è molto meno brutta della storia dell’odio sul web. Ho provato a parlare con lei (la Lucarelli, ndr) e ad avere un confronto, ma invano. L’odio che mi ha riversato addosso è imparagonabile a tutte le altre brutte storie”.

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