Medicina, un abbraccio per superare la paura

Continuano i controlli delle forze dell’ordine alle porte del paese: in campo 120 uomini per sigillare la zona rossa attiva da lunedì

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Ecco che la paura si scioglie in un abbraccio. Madre e figlio, fino a quel momento divisi, distanti, si incontrano al posto di blocco, poi, mano nella mano, si incamminano nel cuore della zona rossa. Alle porte di Medicina, nei checkpoint controllati dalla polizia, dai carabinieri, dalla guardia di finanza e dall’esercito, è ogni giorno come vivere storie di confine. Ci sono bimbi con genitori separati che tornano a casa e non potranno più uscire fino alla fine dell’ordinanza, viveri in arrivo, e sirene di ambulanze che strillano a ogni ora. Ma soprattutto ci sono oltre cento uomini a vigilare sulla sicurezza del paese.

Un lavoro di contenimento studiato, un servizio alla cittadinanza, la cui responsabilità è stata affidata dal questore di Bologna al dirigente del commissariato di polizia imolese, Michele Pascarella. Controlli indispensabili non solo per contenere il più possibile i contagi, ma anche per una questione di ordine pubblico. Grazie ai checkpoint, sono state infatti intercettate e denunciate dagli agenti nella giornata di martedì, persone che tentavano di introdursi nella zona rossa attraverso strade di campagna, tutte senza una valida motivazione. Quali fossero i loro intenti non è tutt’ora chiaro, ma per Pascarella è un convincente segnale "di come i posti di blocco funzionino alla perfezione. Si tratta di un modello già sperimentato in Lombardia e Veneto, siamo sicuri sarà efficace anche qui".

Ma cosa succede nei 9 varchi che blindano Medicina? Sono circa 120 uomini delle forze dell’ordine che si alternano nell’arco delle 24 ore in modo che il blocco sia del tutto ‘impermeabile’. Una macchina complessa, che nel primissimo giorno di attivazione (lunedì), ha dovuto essere rodata. "Da subito – prosegue Pascarella – ci siamo accorti che il personale sanitario non poteva rimanere fuori, compreso chi si occupa delle terapie salvavita dei pazienti: il tutto è stato risolto in pochi minuti". Qualche piccolo dubbio, sempre nel primo giorno, anche per il traffico in uscita, "la gente ha però capito subito come si sarebbe dovuta muovere, c’è una grande consapevolezza del problema. Proprio per questo possiamo dire di aver avuto piena collaborazione da parte del Comune e da parte dei residenti stessi, un vero sforzo di responsabilità". Nel paese intanto tutto tace. C’è un silenzio irreale nella piazza, sono vuoti i tavolini della bocciofila.

I controlli nella zona rossa proseguono poi anche da parte dei carabinieri: l’altro giorno i militari della tenenza locale hanno ad esempio denunciato un uomo, residente a Medicina e dipendente di una ditta chiusa per l’emergenza Coronavirus, che se ne stava beato al sole nel parco delle Mondine tra fumo di sigaretta e continui colpi di tosse.

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