Mezzaqui: "L’arte non è rifugio Ma una ’posizione’ verso il mondo"

L’artista riceve oggi il Premio Alinovi Daolio all’Accademia di Belle Arti: qui ha studiato e ora insegna

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Correva l’anno 1986 quando Renato Barilli, Roberto Daolio, Franco Quadri, Alessandro Mendini e Loredana Parmesani istituirono il ‘Premio Francesca Alinovi’ in memoria della storica dell’arte bolognese. Poi nel 2013, con la scomparsa di Roberto Daolio, si decise di cambiare il nome in ‘Premio Alinovi Daolio’. Oggi l’iniziativa è giunta alla nona edizione e questa mattina alle 11, all’Accademia di Belle Arti verrà proclamata vincitrice Sabrina Mezzaqui. Di casa e ufficio a Marzabotto, Mezzaqui è un’artista che privilegia un materiale delicato come la carta per dare vita ad opere che spesso hanno a che fare con la letteratura e la poesia. Come da tradizione, l’artista non riceverà un premio in denaro, ma un’opera donata dal vincitore dell’edizione passata: Roberto Cuoghi.

Mezzaqui, lei si è diplomata all’Accademia di Belle Arti nel ’93 e sempre lì, è diventata docente. Oggi, a chiudere il cerchio, il premio. È soddisfatta?

"Effettivamente ho frequentato l’Accademia da studentessa, mi sono diplomata in Pittura. E da pochi giorni proprio qui mi è stata assegnata la cattedra in ‘Metodologia progettuale della comunicazione visiva’. Tornando al premio, sono onorata che la commissione abbia scelto di assegnarlo a me. Non ho mai conosciuto Francesca Alinovi, ma ho letto e studiato parecchi suoi libri. Invece Roberto Daolio è stato un mio insegnante, molto stimato".

Da artista che crea opere perlopiù riconducibili ad un universo femminile, cosa ne pensa del ruolo della donna nella società di oggi?

"Credo che alle artiste della mia generazione siano state date molte possibilità, perché la maggior parte delle persone che conosco in questo settore sono donne. Secondo me stiamo vivendo in un tempo in cui, forse, ad essere in crisi sono gli uomini; questa domanda dovrebbe essere rivolta a loro".

Le sue opere spesso affrontano il tema del tempo che lì sembra scorrere molto lentamente. Del resto, scaturiscono in seguito ad una pratica lunga, fatta di grande pazienza e silenzio. Forse si tratta di una tecnica che le consente di “evadere” dal rumore di tutto ciò che si trova al di fuori del suo studio?

"No, non vivo l’arte come un rifugio, ma come una posizione rispetto a ciò che accade nel mondo. Certo mi do dei tempi di lavoro lenti, ma questo non mi esime dall’essere su tutti gli altri livelli di questa vita frenetica. Mi muovo come tutti gli altri. A dettare i tempi non sono io, ma il mondo. Per esempio, in ambito lavorativo vi sono fiere, mostre e scadenze da rispettare".

Manuela Valentini

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