
Michele Mariotti torna al Manzoni: "Un concerto atteso, fra amici"
È un ritorno a Bologna tanto atteso quanto gradito, quello del direttore d’orchestra Michele Mariotti, protagonista domani sera all’Auditorium Manzoni (ore 20.30) del primo concerto organizzato per quest’anno dalla Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, con la partecipazione dalla ventenne pianista russo-armena Eva Gevorgyan. "Sarà un vero piacere anche per me – dice il Maestro – tornare al Manzoni dopo sei anni, con un concerto programmato da tempo ma che solo ora si concretizza; ed è bello ritrovare in orchestra musicisti che, nella mia lunga presenza al Comunale, sono diventati veri amici. Con la Filarmonica nello specifico, il mio ultimo concerto risale al 2016, avendo piuttosto collaborato con loro nei primi anni bolognesi".
Un programma non scontato. "L’abbiamo scelto insieme– considera –, cercando anche cose che io non avessi mai fatto. La Valse triste di Sibelius e il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Šostakovic sono un debutto per me. La stessa Sinfonia Grande di Schubert non la tocco da oltre 10 anni. Sento un filo rosso che li lega: la contrapposizione fra vita e morte, inscindibili nella nostra esistenza, condita da un senso di amara decadenza, che nella cultura russa giunge fino al grottesco. Il Concerto di Šostakovic è apparentemente brillante, sereno: ride in realtà delle disgrazie della vita; e il suo cuore – nel secondo movimento, meraviglioso per semplicità – è una parentesi di nostalgica introspezione, dal carattere desolante: una dissolvenza della materia destinata a risorgere nel finale, in quel tempo di 7/8 che rimanda al folclore slavo. Sembra di parlare di una sinfonia di Mahler!".
"Ma anche La Grande – conclude – non ne è poi così lontana: ogni momento apparentemente allegro di Schubert, dietro quella finta semplicità nasconde inquietudine, angoscia. Al primo movimento, pervaso dai suoni della natura, segue nel secondo la livida marcetta dell’oboe che avanza barcollando come un ubriaco fra le macerie di un’Europa in disfacimento: e anche questo è strettamente mahleriano!".
Marco Beghelli