Mieloma multiplo, nuova cura rivoluzionaria a Bologna / VIDEO

Applicata per la prima volta in Italia al Sant'Orsola. Una paziente già dimessa, il secondo in terapia. Ecco come funziona

Da sinistra: Cavo, Messori, Venturi

Da sinistra: Cavo, Messori, Venturi

Bologna, 20 dicembre 2018 - “Abbiamo valicato la più avanzata frontiera dell’immunoterapia cellulare”. Con queste parole Michele Cavo (VIDEO), direttore dell’Unità Operativa di Ematologia del Policlinico Sant’Orsola, ha salutato il buon esito delle prime sperimentazioni di un rivoluzionario trattamento del mieloma multiplo, che colpisce ogni anno 6mila italiani.

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La chiave sono le cellule CAR-T, punto nodale di un approccio terapeutico utilizzato nei mesi scorsi su un primo paziente affetto da mieloma multiplo in fase avanzata, ora dimesso e sotto osservazione, e replicato ieri su un secondo. Il procedimento, che coinvolge, oltre agli ematologi, anche i professionisti dei reparti di Medicina Trasfusionale, Neurologia e Terapia Intensiva, consiste nel prelevamento di T linfociti del paziente, reinfusi nel malato dopo una modifica genetica che li mette in grado di riconoscere e colpire solo e soltanto le cellule tumorali. "Questa nuova terapia - spiega il professore Michele Cavo, che l'ha eseguita assieme alla sue équipe - è stata usata per pazienti che avevano esaurito ogni altra forma terapeutica".

Speranze anche per altre forme di tumori: le cellule Car-T si sono già rivelate efficaci e sono state approvate da Fda ed Ema (le agenzie statunitense ed europea che regolano la commercializzazione dei farmaci) la leucemia acuta linfoplastica per pazienti under 26 e la forma aggressiva di linfoma di Hodking. L'estensione della terapia a queste forme è stato studiato proprio al Sant'Orsola, assieme a all'ospedale di Bergamo.

Il grande vantaggio, visto che si tratta di cellule del paziente stesso, è minimizzare le possibilità di rigetto e di insorgenza di quelle complicanze (VIDEO) che possono verificarsi, invece, in seguito al trattamento chemioterapico. I rischi di quella che il professor Cavo definisce “una terapia nella quale riponiamo grande fiducia ma, vista la fase ancora non avanzata della sperimentazione, nei confronti della quale conserviamo la più grande cautela”, sono invece un'eccessiva reazione immunitaria che può generare effetti che vanno dalla febbre al coma e l'insorgenza di tossicità neurologica di diversi gradi.

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Vista la complessità della materia, poi, il trattamento già approvato da Fda ed Ema sarà erogato in Italia, a sperimentazioni concluse e ad ulteriori autorizzazioni ottenute, solo da un ristrettissimo numero di centri. Ad oggi, ragionevolmente il Sant’Orsola e un altro ospedale bergamasco, che si sono fin qui distinti per l’attività di ricerca sul tema. Alla presentazione dei risultati, ancora, vale la pena ripeterlo, riferiti allo studio di due soli pazienti in Italia, hanno partecipato anche l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, e il direttore generale del Sant’Orsola, Donatella Messori. 

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