Mihajlovic e la visita al tifoso malato di leucemia: "Pazienza e coraggio"

Roberto Lodi, imolese, era al Seràgnoli: "È stato spontaneo volerlo incontrare". Tanti i messaggi inviati dall’allenatore a ricoverati: "Mi fa felice"

Sinisa assieme al tifoso imolese

Sinisa assieme al tifoso imolese

Imola, 9 gennaio 2020 - "Quando Roberto mi ha visto ero tutto bardato, ma mi ha riconosciuto subito dagli occhi. Che cosa gli ho detto? Di avete tanta pazienza. Lo dico a lui e ai tanti a cui mando messaggi: perché solo chi ci è passato sa quello che si prova in quei momenti". Quei momenti sono i giorni drammatici della dura battaglia contro la leucemia. Sinisa Mihajlovic li ha affrontati tutti con coraggio, piegando alla fine l’invisibile nemico. Ed è l’augurio che l’allenatore del Bologna rinnova a Roberto Lodi, il tifoso rossoblù che vive nel circondario di Imola appena dimesso dall’Istituto Seragnoli del Sant’Orsola dopo aver ricevuto il trapianto di midollo osseo, che Mihajlovic, come raccontato ieri dal nostro giornale, ha incontrato in ospedale nei giorni delle feste.

Ad attirare l’attenzione di Sinisa la bandiera rossoblù, con tanto di cartello ("Un amico mi riporterà a casa"), che i famigliari di Lodi hanno tenuta esposta davanti all’ingresso dell’ospedale nei giorni della degenza di Roberto. "Le dottoresse Francesca Bonifazi e Marta Stanzani mi avevano già inviato la foto di quella bandiera – ha raccontato ieri Mihajlovic a margine della conferenza stampa della vigilia di Genoa-Bologna, in programma oggi a Marassi –. Il giorno che sono andato in ospedale per fare i controlli, un passaggio che adesso affronto ogni 4-5 mesi, la Bonifazi mi ha chiesto se potevo fare una foto per Roberto, che poi mi avrebbero fatto autografare. A quel punto ho detto: ‘Sono qua, perché non lo andiamo a trovare? Se gli facciamo una sorpresa magari gli fa ancora più piacere’". Detto e fatto. "Sono entrato in stanza col copricapo e la mascherina per via del Covid – racconta Sinisa –, ma appena mi ha visto ha esclamato ‘Mister, mister!’. ‘Come hai fatto a riconoscermi che si vedono solo gli occhi?’, gli ho detto".

Poi i consigli speciali di chi ci è già passato: "Era da un mese che per via del Covid non vedeva moglie e figli e all’inizio era un po’ giù. Gli ho detto di avere pazienza. Quando abbiamo cominciato a parlare del Bologna e gli ho detto che lo aspettiamo a Casteldebole si è ringalluzzito". Pausa e riflessione: "Da fuori è difficile capire quello che può passare uno che sta là dentro. Io da quei giorni ho tratto degli insegnamenti, so quello che si prova e so le parole che bisogna usare per cercare di dare coraggio. Non lo faccio solo con Roberto, mando tanti messaggi di incoraggiamento e lettere alle persone, se posso essere d’aiuto non mi tiro mai indietro. Riuscire a dare una spinta in più a chi vive una situazione come quella che ho vissuto io fa bene anche a me. Mi fa essere felice".  

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