Bologna, donna muore al Maggiore. Risarcimento di un milione alla famiglia

La 37enne era stata operata per rimuovere calcoli renali. L'Ausl condannata a pagare

Bologna, la donna morì per un’infezione urinaria (foto di repertorio Spf)

Bologna, la donna morì per un’infezione urinaria (foto di repertorio Spf)

Bologna, 7 ottobre 2018 - Mamma di tre figli morta a 37 anni dopo un intervento per la rimozione di calcoli renali. Ora, nove anni dopo, il Tribunale civile ha riconosciuto alla sua famiglia un risarcimento di un milione di euro.

È il 14 ottobre 2009 quando la riminese N.S. si sottopone all’intervento all’ospedale Maggiore. Deve togliere un calcolo e nonostante soffra di infezioni urinarie, documentate da esami fatti poco prima del ricovero, la sua salute è buona. L’intervento tecnicamente riesce, ma le complicazioni arrivano subito dopo il rientro in reparto. La situazione peggiora, viene trasferita in terapia intensiva. Diagnosi di ‘sepsi urinaria’. Secondo la ricostruzione degli esperti nominati dal giudice, solo allora inizia la terapia antibiotica. Il quadro clinico però subisce un progressivo peggioramento e il 17 ottobre il cuore della mamma smette di battere.

La famiglia è devastata e sconcertata. Parte la denuncia alla magistratura, ma il procedimento penale si conclude con l’assoluzione dei medici.

A quel punto, rappresentati dall’avvocato Saverio Bartolomei, i familiari fanno partire una causa civile verso l’Ausl. Sono nominati dei periti, i quali arrivano a una conclusione diversa da quella del procedimento penale: di errori ce ne sono stati. Secondo gli esperti, «a dispetto di un’anamnesi positiva per infezioni alle vie urinarie, i sanitari non hanno eseguito indagini tese a escluderne una in atto, limitandosi a una profilassi preoperatoria di routine». Se l’avessero fatta, sarebbe emersa la positività all’infezione e l’avrebbero sottoposta a una terapia antibiotica prima dell’intervento. Invece l’infezione le è costata la vita. Il Tribunale parla infine «del dolore e della sofferenza provocati dalla perdita della persona cara». Per questo non c’è risarcimento che tenga, ma la giustizia quantifica in un milione di euro il ‘danno’ che l’Azienda dovrà risarcire.

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