Al Nettuno arrivano cinquemila euro da Lavoropiù

L’appello di Matteo Naldi, di Lavoropiù spa: "Imprenditori bolognesi, il Gigante aspetta voi" di Luca Orsi IL NOSTRO SPECIALE Salviamo il Gigante Vuoi contribuire subito? Clicca qui per donare online con carta di credito o Paypal

Matteo Naldi, direttore marketing di Lavoropiù spa (Foto Schicchi)

Matteo Naldi, direttore marketing di Lavoropiù spa (Foto Schicchi)

Bologna, 24 aprile 2015 - È STATA la prima azienda ad aderire, l’anno scorso, al crowdfunding per San Luca, la raccolta fondi on-line per il restauro del portico. Ora Lavoropiù spa – agenzia per il lavoro tutta italiana, con sede a Bologna, circa 80 milioni di euro di fatturato, 50 uffici in sei regioni italiane e due uffici all’estero – ha deciso di sposare, con una donazione di 5mila euro, la campagna ‘Salviamo il Gigante’. Sottoscrizione lanciata dal Carlino per raccogliere fondi da destinare al restauro della fontana del Nettuno, capolavoro realizzato nel 1564 dal Giambologna, che ha necessità di cure urgenti e complesse. Una prima stima del Comune ha fissato il costo dei lavori a 7-800mila euro.

Perché avete scelto di aderire alla campagna per il Nettuno? «Siamo nati in questa città nel 1997, qui c’è il nostro cuore pulsante e qui siamo leader del mercato di riferimento, con quindici filiali nella provincia. Quando una città ti dà tanto, bisogna dare in cambio qualcosa», spiega Matteo Naldi, direttore marketing di Lavoropiù spa, «famiglia bolognese da generazioni».

Che cosa, rappresenta, per lei, il Nettuno? «Ho tanti ricordi legati questa fontana. Mia madre lavorava in via Rizzoli, e abitavamo in Saragozza: passo da questa piazza fin da quando ero bambino. Uno dei ricordi di bambino è una delle grandi nevicate, con la statua coperta di neve».

Ricordi più recenti? «Senza dubbio quelli legati a due squadre della città. Ricordo la gioia per i due scudetti della Fortitudo basket, squadra di cui siamo anche sponsor. C’è poi qualche successo del Bologna calcio...».

Cos’è il Nettuno per un bolognese? «Qualcosa che si porta nel cuore. Te lo porti dentro, anche se vai a vivere a New York».

Non crede che dovrebbe essere lo Stato a garantire il buono stato di salute dei monumenti? «In linea teorica, dovrebbe essere così. La cura, la conservazione del nostro straordinario patrimonio artistico dovrebbero essere a carico dello Stato».

In pratica, non è così. E si deve ricorrere alla generosità dei privati. «In Italia, e non solo, funziona così. Inutile fare polemiche e rimpallarsi le responsabilità. O si ricorre ai privati o, mentre si discute, i nostri monumenti vanno in malora».

I bolognesi sono sempre stati generosi. Ricordiamo Santo Stefano. E la raccolta fondi per il portico di San Luca, che ha superato gli obiettivi iniziali. «Beh, i bolognesi hanno una grande cuore. Però...».

Però? «La crisi ha messo in difficoltà molti cittadini. Ma, per fortuna, non tutte le aziende».

Dunque? «Credo che se le tante aziende di successo della nostra città contribuissero secondo le loro possibilità, il restauro del Nettuno sarebbe cosa fatta».

È un appello? «È la speranza che l’attenzione al benessere della collettività, che la strada per la responsabilità sociale delle imprese venga percorsa con sempre più convinzione da un numero sempre maggiore di aziende. Noi, con iniziative solidali e sponsorizzazioni sportive e culturali, cerchiamo di fare la nostra parte».

di Luca Orsi

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